Maria Sorbi
Sono finiti i tempi in cui prima si studia per un tot di anni e poi si lavora. Ora le carte vengono rimescolate e i ragazzi non stanno chini sui libri per anni con la sensazione di studiare solo nozioni teoriche. No. Adesso alternano ore di scuola e di lavoro. A tutti i livelli di studio, dai corsi professionali ai licei. E anche all'università hanno finalmente l'occasione di guardare al di là del proprio banco e della pigna di libri. Stage, tirocini, apprendistato: le forme per mettersi alla prova nella vita reale sono tantissime. Le università hanno messo a punto piani di studi che «svigliaccano» fin da subito gli studenti, li portano in giro per il mondo e li mettono alla prova in contesti internazionali. E, per i più giovani, la Regione Lombardia finanzia percorsi scuola-lavoro di tutti i tipi per un investimento di 30 milioni di euro.
L'assessore regionale all'Istruzione Valentina Aprea vuole sconfiggere un luogo comune: «Dobbiamo abbattere il muro dell'inserimento tardivo dei nostri giovani nel mondo del lavoro». Detto fatto. E così il Pirellone vara percorsi ad hoc per tutte le categorie di studenti: quelli che hanno voglia di proseguire il percorso di studi, quelli che non si vogliono spingere oltre il terzo anno delle superiori, quelli che altrimenti abbandonerebbero la scuola. La vera sfida è abbattere la dispersione scolastica che in Lombardia è già contenuta (il 15% rispetto al 40% a livello nazionale).
I diplomati e i laureati che trovano lavoro entro quattro mesi dalla fine degli studi potranno avere incentivi (in tutto sono stati stanziati 5 milioni di euro) per cominciare il tirocinio e l'azienda che li farà lavorare riceverà un bonus fino a 6mila euro (che raddoppia nel caso in cui il tirocinio venga trasformato in contratto). Altri 4 milioni serviranno per realizzare progetti ad hoc per i giovani che cercano lavoro. Con lo scopo ben chiaro che nessuno di loro sarà obbligato nemmeno iscriversi a una lista di disoccupazione.
E poi c'è la vera chicca della nuova formazione lombarda. Dare ai ragazzi la possibilità di smettere di studiare, lavorare e poi, semmai, studiare ancora per specializzarsi ancor meglio in quel che fanno. Questa formula sembra essere molto gradita anche gli imprenditori che non si trovano in azienda stagisti senza esperienza, ma ragazzi formati e già in grado di muoversi autonomamente. E per gli studenti è un modo per concentrare le proprie energie in un settore specifico e affinare sempre di più le proprie tecniche. «Grazie a questa alternanza - spiega l'assessore Aprea - abbiamo constatato che il 90 per cento dei giovani vengono assunti alla fine del percorso di tirocinio».
Esiste un pacchetto regionale che dà uno sbocco anche agli apprendisti che vogliono approfondire e iscriversi all'università. Insomma, ce n'è per tutti i gusti e in tutti i settori. Per gli studi professionali e per quelli tecnici.
È stato potenziato l'orientamento e finalmente è stata creata quella «bacheca» che fa incontrare domanda e offerta, aspiranti apprendisti e imprenditori o artigiani. «Sono sempre più convinta del fatto - puntualizza l'assessore - che studio e lavoro vadano alternati: entrare nella realtà lavorativa e continuare a studiare in un secondo momento».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.