Non vuol chiamarla giunta ombra. «Non è una bella immagine». Ma nella sostanza questo è. «Dodici dipartimenti, tanti quanti gli assessorati, per incalzare la giunta. Per portare a vanti le nostre idee e far capire che quella di Pisapia è un’amministrazione senza un’idea di città. Solo ideologica».
Giulio Gallera, lei è uno dei due candidati al ruolo di coordinatore cittadino del Pdl.
«Sono molto orgoglioso che leader del mio partito come Mario Mantovani con cui lavoro da anni, ma anche Roberto Formigoni e Ignazio La Russa abbiano scelto me per guidarlo a Milano».
Bene, i ringraziamenti sono fatti. Adesso qualche buon motivo per votare lei anziché il giovane Pietro Tatarella.
«Veramente di me si è sempre detto “il giovane Gallera”».
In Italia i quarantenni sono giovani, altrove fanno i presidenti di Francia o Stati uniti.
«Sarebbe ora di finirla con questo balletto sull’età».
Tatarella ha detto che rinnovare il partito con uno che è in consiglio comunale dal 1997, non è il massimo.
«È lo stesso Tatarella che due settimane fa al congresso provinciale ha votato Guido Podestà dicendo che la sua esperienza era fondamentale e Sandro Sisler troppo giovane?».
Proprio ieri Guido Podestà si è dimesso dal coordinamento provinciale. Se lei perde, lavorerà con Tatarella?
«Ma certo che lavorerò con lui».
Dica che il partito viene prima e il giorno dopo sarete uniti.
«L’importante è che lo scontro avvenga sulle idee e magari non sulle età. Poi tutti insieme per rilanciare il Pdl».
Intanto però volano schiaffi e il congresso unitario nemmeno questa volta si riesce a fare.
«L’unità è un valore se si realizza sul campo. Altrimenti è artificiale. E allora sono meglio i congressi veri, con più candidati e un vero scambio di proposte».
Le piace Tatarella?
«È un giovane che sta facendo bene in consiglio comunale. Uno che può dare molto al partito».
Torniamo alla giunta ombra.
«La mia idea è di aprirla a tutti. Non solo ai nostri militanti, ma alla società civile: commercianti, imprenditori, sindacati, associazioni di volontariato».
La politica è in crisi e subito tutti a corteggiare questa mitica società civile.
«Non è così. Ma i partiti devono tornare a radicarsi sul territorio».
Dicono che gli uffici del coordinamento provinciale in viale Monza fossero deserti.
«Viale Monza deve tornare a essere il cuore pulsante del Pdl, la casa di tutti gli iscritti».
Basterà?
«Apriremo nove nuove sedi, una in ogni zona della città. Saranno il punto di riferimento per i cittadini. E poi moltiplicheremo le iniziative sul territorio, i gazebo, le conferenze nei cinema parrocchiali e nei teatri di periferia».
Per dire cosa?
«Che in otto mesi Pisapia non ha ancora detto cosa vuol fare di Milano. Ha messo solo aumentato le tasse: l’addizionale Irpef, la Tarsu, la Cosap, la tassa sulla casa. Aumentato il biglietto Atm».
Sono tante cose.
«Negli stessi mesi Gabriele Albertini aveva ceduto Aem avviando un processo di privatizzazione e individuato 10 milioni di metri quadrati di aree dismesse da riqualificare. Letizia Moratti aveva lanciato l’Expo che scriverà una pagina della storia di Milano».
Ma Pisapia ha vinto le elezioni.
«In un momento di crisi economica la responsabilità va sempre a chi governa. Poi abbiamo pagato la campagna mediatica e giudiziaria contro Berlusconi e un’immagine della Moratti come un po’ lontana dai problemi della città».
Sabato dovrà parlare davanti a Berlusconi, tremerà la voce?
«L’ho già fatto due volte in consiglio comunale. Ma a emozionarmi davvero sarà ripensare all’ottobre del ’93. Ero uno dei giovani liberali e parlai con un dirigente di Pubblitalia, l’onorevole Roberto Cipriani che mi coinvolse nella costruzione dei club».
Perché la emoziona?
«Io c’ero quando stava nascendo Forza Italia».
Di Berlusconi oggi che dice?
«Dal ’94 a oggi ha fatto un lavoro titanico e per 17 anni ha attirato voti e consenso.
Per far cosa?
«Raccogliere il suo testimone e attuare finalmente quella rivoluzione liberale che Berlusconi ha promesso agli italiani».
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