Chiara Campo
Alle ore 9.48, dopo ventiquattro rilanci al ritmo di cinquantamila euro, il countdown che concedeva tre minuti per chi offrire di più si è fermato e gli applausi sono andati (virtualmente) a Giorgio Armani che ha vinto la prima asta pubblica con l'incanto nella storia della Galleria. Una formula che d'ora in poi il Comune ripeterà ogni volta per l'assegnazione delle vetrine più prestigiose, quelle affacciate sull'Ottagono del Salotto. La griffe (che ha un altro locale in affitto in Galleria che scade a inizio 2020, e sarebbe comunque vincolato ora a riconsegnare perchè la doppia insegna è vietata) è arrivata ad offrire 1,9 milioni di euro per i 302 metri quadrati occupati attualmente da Tim e in passato sede della Sip, i milanesi si mettevano in coda per acquistare i gettoni e chiamare dalle cabine telefoniche. É quasi il triplo della base d'asta, che partiva da 670.440 euro. Le operazioni di gara, coordinate da un notaio e dal direttore dell'Area Patrimonio Immobiliare del Comune, Massimo Marzolla, sono iniziate puntuali alle ore 9 al terzo piano di via Larga, stanza 357. Avevano risposto al bando chiuso il 14 ottobre quattro concorrenti ma hanno potuto accedere all'asta solo in tre, Armani, Prada e Tod'S. Escluso il marchio di gioielleria Damiani che aveva sottoposto l'offerta a condizioni che non sono state accolte dalla commissione giudicatrice. Il legale rappresentante ieri in sala aveva chiesto di eliminarle, perchè erano legate alla partecipazione a un altro bando, quello per lo spazio Stefanel (vinto da Longchamp) ma niente da fare. «Valuteremo la risposta» ha avvertito il legale, ma non si è sbilanciato su ipotesi di ricorso. Alle ore 9.27 il notaio ha dato il via al match che si è trasformato in realtà in un derby, Prada non ha mai alzato la mano. Il ping pong tra Armani e Tpd's invece è durato diciotto minuti, primo rilancio a 750mila euro d'affitto annuale da parte di Tod'S, il countdown digitale proiettato sulla parete che è ripartito ogni volta da 3 minuti, fino al milione e 900mila euro avanzati dal legale di Re Giorgio alle 9.45. L'orologio ha girato ancora tre minuti, senza alzate di mano, e il locale è stato aggiudicato al miglior offerente. Il triplo della base d'asta ma non è nemmeno un'asta record: l'affitto più alto in termini assoluti è quello versato da Moncler - ben 2,5 milioni all'anno -, che in attesa di ristrutturare completamente gli spazi dell'ex Urban Center ha inaugurato due sere fa una temporary boutique che rimarrà aperta fino a fine gennaio. Il canone più alto rispetto alla superficie occupata è invece quello pagato da Yves Saint Laurent, con 12mila euro al metro quadrato (un milione di euro per 82 mq).
L'asta con incanto, commenta l'assessore al Demanio Roberto Tasca, «è un esempio virtuoso di come la capacità di innovazione introdotta nella pubblica amministrazione possa portare benefici economici ai milanesi.
Gli introiti saranno reinvestiti nella città come sempre. È anche piacevole assistere alla gara tra prestigiosi investitori italiani e internazionali che intendono assicurarsi una presenza in Galleria, certifica il momento di positiva vivacità per Milano».
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