Galleria, da gennaio renderà il 63,5% in più

É innanzitutto un patrimonio da salvare. Dopo la preoccupante serie di crolli, ieri la giunta Pisapia ha stanziato fondi straordinari per la Galleria: 200mila euro per un monitoraggio di emergenza concordato con la Sovrintendenza. In base agli esiti, si deciderà dove è più urgente spendere 1,5 milioni già previsti per il restauro del monumento. Un gioiello. Per i milanesi ma anche per le casse di Palazzo Marino. Il piano di valorizzazione continua. Già nel 2013 incasserà 18 milioni dagli affitti, il 63,5% in più rispetto al 2011. Sulla cifra-record pesa molto il contratto super con Prada che diventerà effettivo dopo l'addio di McDonald's e l'affidamento dei 5mila metri quadri per la mega-boutique. Un canone da 5,2 milioni per i primi 5 anni e 9 milioni per i successivi 13. Nel 2012 è andata in porto la massiccia liberazione degli spazi ai piani alti, con il trasloco delle associazioni. Prima l'affitto ai piani superiori rendeva solo 127mila euro l'anno. Le prime gare dettano il trend dei nuovi incassi: 803 metri quadri sopra Louis Vuitton sono stati assegnati alla griffe per 963mila euro, 544 metri quadri l'Hotel Seven Stars per 60mila euro l'anno, è in corso un bando da 493mila euro per 1.368 mq divisi su tre piani. Alle librerie Bocca e Rizzoli, «memoria della città», la giunta ha concesso affitti agevolati in cambio di una donazione mensile di libri alle biblioteche e 4 eventi concordati. L'assessore Lucia Castellano ha presentato ieri i dati in commissione: «Altagamma ci aveva presentato un piano da 35 milioni all'anno esternalizzando la Galleria, non so cosa si deciderà in futuro ma da soli siamo già a 18 milioni, entro il 2016 puntiamo a 35».
Ma critiche sono arrivate dal capogruppo Pdl Carlo Masseroli (che promuove la gestione privata) e da Basilio Rizzo, esponente della sinistra radicale, sulla gestione degli ultimi contratti. Sotto la lente (anche della Corte dei conti) il passaggio di locali tra Armani e Zadi, che «incassa 7,5 milioni per spostarsi di fronte e lasciare il posto alla griffe, non c'è cessione di ramo aziendale ma il Comune non vede un euro» attacca Rizzo. E lui ma anche la capogruppo Pd Carmela Rozza ammettono il rischio che «tra qualche anno ci si ritrovi a parlare dinuova affittopoli“ perchè i canoni appena rinnovati sembrano oggi un affare ma risulteranno presto fuori mercato».

Invece di procedere «a spizzichi e bocconi - dice Rizzo - bisogna riallineare i contratti ai piani bassi, quando scadono si mettono a gara con i piani alti in una volta e massimizzando la rendita». La Rozza insiste su «un locale dove si mangi con 5 euro, è il Salotto di tutti».

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