Le «Gallerie d'Italia» raddoppiano

Le «Gallerie d'Italia» raddoppiano

In attesa che il Museo del Novecento, quello pubblico, possa estendersi come logicO anche alla «torre gemella» offrendo più spazio a collezione e mostre temporanee, a raddoppiare ci pensa intanto Banca Intesa. Che, proprio ieri, ha presentato ai milanesi il nuovo polo espositivo in piazza Scala dedicato appunto all'arte del secolo breve. Una presentazione solenne come si conviene a un grande evento, alla presenza del presidente del gruppo creditizio Giovanni Bazoli, l'architetto Michele De Lucchi autore anche in questo caso del progetto architettonico, l'assessore alla Cultura Stefano Boeri e il curatore dell'allestimento Francesco Tedeschi. Trattasi del secondo round del più importante progetto culturale della Milano di questi anni, con l'apertura al pubblico dei magnifici palazzi storici del complesso tra via Manzoni e piazza Scala, che ora ospitano le importanti collezioni di Banca Intesa e Fondazione Cariplo. Le denominate Gallerie d'Italia, dopo il prestigioso polo dedicato all'Ottocento, da ieri si estendono anche a quella che fu la sede storica della Banca Commerciale Italiana, ora trasformata in museo permanente delle collezioni d'arte del Dopoguerra. Per l'occasione i curatori, che avevano l'imbarazzo della scelta sulle opere da selezionare (questa volta tutte di proprietà di Banca Intesa), hanno allestito un vero e proprio itinerario cronologico offrendo, anche con l'ausilio di display multimediali, uno spaccato dei numerosi movimenti che in Italia e nel mondo si susseguirono dall'astrattismo all'Arte Povera fino al ritorno alla pittura degli anni Ottanta. Diciamolo: in un momento di crisi economica, di tagli alla cultura e di rancori verso le banche e il mondo della finanza, il progetto Gallerie d'Italia pare davvero un raggio di sole nel de profundis. Encomiabile lo sforzo del gruppo presieduto da Bazoli di mettere a disposizione dei cittadini edifici storici di grande valore artistico - come Palazzo Anguissola e Palazzo Beltrami - perfettamente restaurati che permettono un viaggio oltre che nelle collezioni anche nella storia segreta della nostra città. E a proposito di bellezze segrete, il percorso del «Cantiere del '900» riserva anche una chicca, per il momento visitabile solo su prenotazione: lo storico caveau della banca che ospita parte del nucleo espositivo con opere a rotazione allestite come nel deposito di un vero museo. Per quanto concerne gli ampi saloni del pianterreno, che occupano una superficie di 3.500 metri e conservano la struttura progettata agli inizi del Novecento da Luca Beltrami, l'allestimento si snoda attraverso dodici sezioni che a partire dagli anni Cinquanta evidenzia le correnti dell'astrazione, dell'informale e delle sperimentazioni tecnologiche. Le opere in mostra - in buona parte acquisite dalle collezioni della Comit assorbita dal gruppo - mettono in luce la contrapposizione tra realismo e astrattismo e offrono importanti testimonianze di grandi artisti italiani come Alberto Burri, Lucio Fontana, Emilio Vedova, Giuseppe Santomaso, Piero Manzoni, Enrico Castellani e via di questo passo. Oltre alla pittura, allestita con l'ausilio di grandi pannellature, non fa sentire la sua mancanza la scultura, nelle opere di Mauro Staccioli, Alik Cavaliere, Mario Ceroli, Pino Pascali, Giuseppe Maraniello e altri. Il Cantiere del '900, che ha ingresso gratuito da martedi a domenica e il giovedì è aperto fino alle 22.30, offre un collegamento interno con la Galleria dell'800 attraverso un'area bookshop e una caffetteria. Per gli appassionati dell'arte italiana del dopoguerra non mancano diversi capolavori, anche inediti.

Eccone alcuni: Rosso nero di Alberto Burri (1953), Superficie 154 di Giuseppe Capogrossi (1956), Concetto Spaziale: la Luna a Venezia di Lucio Fontana (1961), L'ora italiana di Emilio Isgrò (1986), Spazio Inquieto di Emilio Vedova (1957), Bifrontale Pietra di luna del Caucaso di Pietro Consagra (1976).

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