Gender mania nelle scuole Apre il call center regionale

La giunta lombarda di Maroni approva la delibera. "Non togliamo alle famiglie il diritto di scegliere"

Gender mania nelle scuole Apre il call center regionale

Nelle librerie e in alcune scuole dell'infanzia circola un libro che racconta la storia di Zaff, un maschietto che vuole diventare principessa e portare i tacchi alti. Le due autrici Manuela Salvi e Francesca Cavallaro tengono a precisare che la loro è la favola della «principessa col pisello». E va bene essere elastici ed emancipati, ma non tutti i genitori sono d'accordo con l'educazione di genere. Tuttavia a scuola non sempre hanno spazio per dire la loro e per protestare contro le teorie sessuali insegnate ai figli.

A dare voce alle mamme e ai papà anti gender è la Regione Lombardia, che aprirà uno sportello ad hoc, con tanto di mail e numero verde (800 318318) a cui denunciare i casi in cui il modello della famiglia tradizionale viene preso a picconate sotto forma di libretti colorati o di giochi di gruppo. Allo stesso numero si potranno denunciare anche le storie di razzismo o di bullismo, di droga e di vandalismo facendo il nome della scuola e fornendo tutti gli elementi perché il singolo caso venga approfondito.

Ieri è stata approvata la delibera in giunta e a breve verrà aperto un bando da 30mila euro per affidare la gestione del servizio a un'associazione di esperti. «Si tratta di uno sportello di informazione e sostegno alla famiglia - spiega l'assessore regionale all'Inclusione sociale Giulio Gallera - perché tutti abbiamo il diritto di dire la propria parola anche sui piani formativi che gli istituti propongono ai loro figli». Spesso le mamme e i papà firmano i protocolli sul programma scolastico senza approfondire il reale contenuto delle lezioni. Ma a metà anno scoprono che ai figli viene insegnato a invertire i ruoli di maschio e femmina, a familiarizzare con l'idea che si possano avere due mamme e due papà. Nei mesi scorsi sono state decine le telefonate dei genitori che hanno protestato contro le lezioni gender. Da qui la decisione di creare un numero dedicato. «Abbiamo recepito l'input arrivato dal Consiglio regionale - spiega l'assessore alle Culture Cristina Cappellini - ed abbiamo lavorato alla delibera. Vogliamo fermare il lavaggio di cervello che viene impartito ai bambini, soprattutto ai più piccoli, per introdurre un'ideologia. Si usa la veste buona dei progetti anti discriminazione per fare vero e proprio indottrinamento. Per altro su temi che dovrebbero essere trattati dalla famiglia». La squadra di Maroni punta quindi a difendere i diritto delle famiglie di educare i propri figli. Ognuno come meglio crede.

La denuncia dei casi di gender mania non significa mettere in moto un meccanismo di censura. Né si arriverà ai livelli di Venezia, dove i libri di testo di genere sono stati vietati nelle scuole. «Si tratta di una consulenza da parte di esperti e di un sostegno alle famiglie. Abbiamo esteso l'ambito delle denunce anche ai vari disagi che si verificano a scuola».

La delibera, firmata dal presidente lombardo Roberto Maroni e anche dall'assessore all'Istruzione Valentina Aprea, si tradurrà in un bando, aperto fra qualche giorno, per individuare il miglior team di professionisti che possano offrire consulenza alle famiglie.

Il servizio di assistenza sarà attivo già dall'inizio del prossimo anno scolastico.

«Più strumenti di denuncia ci sono meglio è - sostiene l'assessore Aprea - Solo così possiamo arginare la violenza nelle scuole e prevenire casi gravi come quello della ragazza uccisa a Roma».

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