Giambelli: «Ho scelto uno stile classico per rendere il calore di un caminetto»

Giambelli: «Ho scelto uno stile classico per rendere il calore di un caminetto»

Un diamante al collo di una dama. Unico al mondo, il tunnel che dalla cucina s'allunga nella sala del ristorante gourmet dell'hotel «Palazzo Parigi Hotel & Grand Spa» brilla di cristalli e specchi, e trasforma il piatto in un pezzo d'«haute couture». Le porte si aprono; uscendo dalla cucina, Carlo Cracco termina le sue creazioni sui fornelli di una sala dove un caminetto del '600 s'incastona in una parete quanto il ricamo di uno stemma sul taschino di una giacca.
Il piatto sfila. Si fa attesa e sorpresa, così come il ricevimento diventa una scena di «Via col Vento» grazie alla scalinata in marmo bianco, quasi protagonista assoluta in un albergo che è sfida, sacrificio e gioco di una sola donna: Paola Giambelli. Brianzola, architetto, Paola, che porta il cognome di una famiglia conosciuta per altri due alberghi della catena «Cosmo» e di villa Trivulzio ad Agrate, ha inziato a concepire «Palazzo Parigi» cinque anni e mezzo fa, quando il vecchio palazzo Kramer, in corso di Porta Nuova numero 1, era «una lastra di marmo nero, anche un po' funeraria. Uno stabile perfetto per il mio sogno. Quattrocento metri da via Montanapoleone, nessun vincolo da parte della sovrintendenza» racconta Paola Giambelli, seduta nel giardino d'inverno davanti a un piatto di macarons e dolcetti preparati - alcuni senza burro - dallo chef francese Pascal Piermattei.
In questo quinquennio ha fatto l'architetto, la donna di casa alla ricerca del bello, da un quadro a una lampada a una conchiglia da porre sulla mensola di una junior suite, la signora che ha controllato la perfezione della posa degli intarsi di un parquet ripreso da Villa Reale di via Palestro. «Li definirei classici. Userei questa parola per descrivere volumi e spazi che hanno tanto di Milano e un po' di Parigi. Perché ho scelto il classico? Credo che i nostri sensi, stressati da forme lineari e veloci, abbiano bisogno di rilassarsi. Si sente la necessità di un'atmosfera scorrevole, intima e interiore, e del fuoco di un caminetto».
Dieci piani, 98 camere e suites arredati con due diverse concezioni, una milanese più pulita ed essenziale, un'altra parigina con un tocco di «impero» nei tessuti e nelle linee sinuose dell'arredo, una royal suite, un centro benessere, una sala sopra la scalinata dalle dimensioni dei nobili saloni da ballo di un tempo illuminato a giorno da vetrate. E' questo «Palazzo Parigi»? Descrivere un albergo è un'impresa più letteraria che giornalistica, perché non si tratta di compilare l'elenco di dettagli e comfort, ma di sentire come la vita di donne e uomini anonimi o conosciuti vi passi di sala in sala, di stanza in stanza.
«Certo. Nel farlo ho ricordato tante donne, Coco Chanel ad esempio, che hanno scelto di fare di un albergo la loro casa. Ho pensato a una sala dei giochi per bambini dove possano stare a loro agio anche gli adulti. Non riesco a dire a quante cose abbia pensato. Abbiamo aperto il 5 settembre, ma «Palazzo Parigi» sarà completamente definito la prossima primavera». Chi lo vede dalla strada pensa al lusso, categoria che non sempre si coniuga a genuinità e soprattutto ingenuità, perché un hotel per essere reale, in tutti i sensi, deve avere sempre qualcosa di fresco, chiaro, innocente. Deve ispirare, deve pulsare d'accoglienza vera anche nelle più piccole cose, deve entrare nel giardino che lo accoglie come se sbocciasse come un fiore. «Palazzo Parigi» è ancora in boccio, ma è già stato gratificato da molti clienti durante la settimana della moda. Farsi ammirare nelle sue colonne d'ingresso, nelle cornici in gesso, nel chiarore delle pareti è un suo pregio. Ma farsi ricordare perché ci ha allietato la vita sarebbe il suo spirito più forte. E ci riesce. All'inizio i vicini di «casa» si lamentavano con Paola Giambelli per i rumori dei lavori in corso.

Ora una signora scrive lettere in cui racconta che da quando c'è l'hotel anche le case intorno e la sua sono diventate più belle di una volta, perché la presenza pulita del nuovo palazzo ha portato una ventata da «C'era una volta». E questo finale da fiaba aspetta che le sorprese di un albergo abbiano inizio.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica