
Una giustizia troppo lenta, che spesso arriva quando gli stessi cittadini che si sono rivolti ad essa si sono rassegnati a non avere una risposta. É un ritratto onesto e senza creme di bellezza, quella che il presidente del Tar della Lombardia Francesco Mariuzzo dipinge ieri inaugurando ieri l'anno giudiziario amministrativo. É un mondo lontano dai riflettori della cronaca, anche se poche decine di metri separano la sede del Tar in via Corridoni dal Palazzo di giustizia. Ma il Tar è l'unica speranza per chi si sente maltrattato dallo Stato. E però la domanda di giustizia resta inevasa.
«Non è, infatti, controvertibile che la giustizia non renda il suo servizio in un tempo ragionevole», dice Mariuzzo. E parla della grande quantità di ricorsi che finiscono in discarica per il semplice motivo che sono passati più di cinque anni dalla loro presentazione. Una specie di ghigliottina «che fa calare il sipario su processi dei quali i ricorrenti non hanno quasi più memoria». Colpa della mancanza di personale, come sempre si dice? Sì. Ma il presidente chiama in causa anche gli «eccessivi formalismi» di giudici ed avvocati, e una produttività non all'altezza dei bisogni. Il confronto con i tempi di risposta della giustizia tedesca o francese è deprimente: lì in un anno arriva la sentenza, a Milano invece i giudici devono occuparsi anche di smaltire gli arretrati per cui «si consolida per un tempo non a priori definibile la pendenza globale». Modo elegante per dire che nessuno è in grado di prevedere quanto durerà la sua causa.
Nel corso dell'ultimo anno al Tar della Lombardia sono stati presentati 3.163 ricorsi. É una sensibile diminuzione rispetto all'anno precedente, e secondo Mariuzzo anche questa è una conseguenza anche dei tempi inaccettabili del Tar: si va «dalla pura e semplice disaffezione nei confronti della giustizia amministrativa e dei suoi risalenti formalismi, alla persistente crisi economico - finanziaria, ma anche al crescente costo dell'accesso ai Tribunali amministrativi». Sono stati definiti 6.245 ricorsi, in buona parte ereditati dagli anni precedenti. Si è cioè messo mano allo smaltimento dei fascicoli arretrati, che sono scesi da 12mila a 9mila: ma è uno smaltimento avvenuto spesso rottamando i ricorsi che aspettavano da più di cinque anni. Insomma, nulla di cui andare troppo fieri.
Ci si consola con la qualità di alcune decisioni, che dimostrano il peso sempre crescente delle sentenze del Tar assume nella vita cittadina. Mariuzzo non cita la vicenda più eclatante, quella dei ricorsi contro l'area C, la zona a traffico limitato del centro di Milano, che il Tar ha respinto sancendo la prevalenza degli interessi collettivi sulle esigenze dei titolari di autorimessa.
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