«I bambini erano in preda al panico, urlavano e chiedevano aiuto. Quando ci hanno visto, erano... Sì, insomma, hanno riconosciuto l'auto dei carabinieri...». Fatica quasi a descrivere quegli attimi di terrore Andrea Celeste, carabiniere a San Donato che insieme ai colleghi ha salvato i 50 ragazzini e i tre accompagnatori di una scuola media di Crema presi in ostaggio su un autobus da Ousseynou Sy. Ieri al processo contro l'autista accusato di strage e una serie di altri reati per il dirottamento del 20 marzo scorso è stato il giorno dei sei carabinieri eroi.
Continua l'appuntato Celeste, rispondendo alle domande del capo del pool anti terrorismo della Procura Alberto Nobili: «Quando abbiamo fatto scendere i ragazzi rompendo i vetri, Sy aveva già appiccato le fiamme con l'accendino. Ci ha visto arrivare, ha capito che non sarebbe riuscito a raggiungere Linate e ha dato fuoco al mezzo che aveva cosparso di benzina. Abbiamo fatto scendere alcuni ostaggi di peso, ne abbiamo presi una decina. Poi dopo una prima sosta l'autobus è ripartito. Qualcuno dei ragazzini è saltato giù con il mezzo in corsa, si sono fatti male. Ci si buttavano addosso, piangevano, sotto choc». Il processo davanti alla corte d'Assise è alle battute iniziali, ma è già entrato nel vivo delle testimonianze più drammatiche. Celeste faceva parte della pattuglia che per prima ha intercettato il bus dirottato. Nel corso delle indagini i ragazzini, tutti rappresentati in aula come parti civili insieme ai familiari, sono stati ascoltati a verbale dagli investigatori e la Procura ha deciso che non sarà necessario sentirli di nuovo. Ha testimoniato poi Alberto Leone, della stazione dei carabinieri di Paullo: «Abbiamo ricevuto la chiamata e siamo corsi sulla statale. Prima di scendere dall'auto ho indossato il giubbetto antiproiettile. I bambini erano ammassati contro la porta e urlavano terrorizzati, la benzina gocciolava dalla porta... Quando abbiamo aperto, i ragazzi sono schizzati fuori come un fiume in piena. Alcuni sono volati giù e sono caduti in malo modo, continuavano a gettarsi fuori». L'ultima a uscire è stata la collaboratrice scolastica.
La donna si è salvata balzando fuori quando le fiamme invadevano già il mezzo. Donato Zingrino, tra i carabinieri che hanno rotto i vetri con lo sfollagente, ha concluso: «Tutti erano molto scossi, agitati e sconvolti per quello che era accaduto».
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