I compagni scatenati devastano il centro Assedio alla "Teulié"

Gli autonomi seminano il caos, attaccato un commissariato. L'assoluzione di Pisapia: "Solo una minoranza i facinorosi"

I compagni scatenati devastano il centro Assedio alla "Teulié"

Tanta paura, moltissimi danni ma alla fine i temuti scontri non ci sono stati, merito anche di un sapiente, e ponderoso, ser­vizio d’ordine con centinaia di uomini pronti a intervenire. «Condanno le violenze, compiute da una minoranza contro la città ma anche contro gli stessi manifestanti che volevano pro­testare non sfasciare tutto » ha poi stigmatizzato il sindaco Giu­liano Pisapia. Milano infatti ha iniziato a trattenere il fiato dal primo pomeriggio, quando veniva bloccata la circolazione dei tram in transito in piazza XXIV Maggio. Qui infatti si doveva concentrare il corteo per i 10 anni dalla morte di Davide «Dax» Cesare, ucciso in via Brioschi da tre simpatizzanti di destra.

Il delitto ebbe poi un epilogo velenoso negli scontri davanti al San Paolo dove era stato portato agonizzante il ragazzo. Il gruppo dei manifestanti era andato progressivamente ingrossando, tanto che verso le 16 hanno iniziato a muoversi facevano davvero paura. Il tam tam in rete infatti aveva richiamato antagonisti da tutte le città italiane, da Padova e Torino, fino a Roma e Napoli. Non solo ma la l'appello aveva mobilitato militanti da Grecia, Germania, Svizzera, Francia e Spagna. Tra loro anche un nutrito spezzone di qualche centinaia di Black Block.

Alla partenza gli altoparlanti intimavano a giornalisti, fotografi e cine operatori di girare alla larga. La stessa questura invitava gli operatori dell'informazione a prestare la massima attenzione. Un pessimo inizio. Poi via a marciare lungo via San Gottardo. A poche centinaia di metri il primo obiettivo sensibile, il commissariato Ticinese, da dove uscirono gli agenti dopo l'aggressione di quel 16 marzo 2003, ritenuti responsabili di aver ritardo i soccorsi prima e caricato gli amici di Dax in ospedale poi. Il grosso della manifestazione passava limitandosi alle invettive. Ma il veleno, come si sa, sta nella coda, dove si erano annidati parecchie decine di ragazzi, volto coperto, caschi, mazze.

Il distretto di via Tabacchi era stato però trasformato in una sorta di Fort Apache, con cancellate mobili e blindati messi di traverso. Infatti quando i Black Block hanno provato l'assalto hanno dovuto accontentarsi di lanciare pietre, bulloni, petardi contro i poliziotti debitamente protetti da caschi e scudi. Ad ogni buon conto alcuni lacrimogeni e l'arrivo di un forte contingente di carabinieri ha consigliato agli aggressori di togliere in fretta l'assedio. A quel punto il peggio era passato.

La manifestazione passava per via Brioschi, sul luogo del delitto di 10 anni prima, e proseguiva verso la Bocconi, anch'essa blindata. E qui cominciavano i danneggiamenti, comunque sempre e solo da parte dei più facinorosi in coda, mentre il resto dei dimostranti, al netto di fumogeni, petardi, insulti e minacce, non creava problemi. Prima veniva colpita la discoteca Lime Light in via Castelbarco, poi il consolato greco in via Beatrice d'Este. Il serpentone sbucava quindi in corso Italia, dove veniva sfondato il portone della suola militare Teuliè e un paio di bengala venivano buttati nell'androne.

In via Santa Sofia iniziava lo stillicidio delle banche assaltate che proseguiva anche lungo corso di Porta Romana. Alla fine i Black Block sfonderanno i vetri blindati di una quindicina gli istituti di credito, con le forze dell'ordine costrette a guardare per evitare di scatenare la guerriglia urbana. «Questa minoranza ha danneggiato anche il resto del movimento che voleva protestare pacificamente per la morte di un ragazzo per mano dei fascisti» ha detto Pisapia. La violenza si è placata in corso Lodi, fuori dal centro non c'era più interesse a creare disordine.

Molti iniziavano il rientro, altri proseguivano verso via Verne al Corvetto dove la giornata finiva in baldoria con un concerto presso un grosso stabile abbandonato, occupato per l'occasione proprio venerdì mattina. E la città poteva finalmente tornare a respirare.

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