Dopo un quarto di secolo di televisione, saltellando da trasmissioni irripetibili come «Indietro tutta» o «Mai Dire Gol», da «Telemeno» fino a «Quelli che il calcio», Francesco Paolantoni ha deciso di consacrarsi al teatro, luogo ideale per poter interpretare non solo i suoi numerosi personaggi ma anche sè stesso. É proprio vestendo i panni di Francesco Paolantoni che l'attore napoletano, sulla scena del Teatro San Babila fino al 25 novembre, sarà il protagonista di «Che fine ha fatto il mio io?», spettacolo diretto dallo stesso attore e scritto a quattro mani in collaborazione con Paola Cannatello. É il medesimo Paolantoni ad anticipare al pubblico il percorso che la platea compirà in compagnia del versatile attore: «Porto in scena la guerra di un cinquantenne che deve combattere, oltre che contro il disagio di una crisi esistenziale, anche contro la crisi economica e sociale che attanaglia un po' tutti. Sulla scena, disteso su un lettino, racconto allo psicoterapeuta, interpretato da Arduino Speranza, le mie sofferenze». Attraverso una serie di terapie ad hoc, dalla sessoterapia alla musicoterapia, dalla cromo alla favolaterapia, Paolantoni compie un viaggio attraverso il suo «io», ovviamente in chiave ironica e decisamente comica, approfittando della presenza di un pubblico attento che, inevitabilmente, finirà per contribuire alla cura.
«Lo spettatore è importante in questo mio itinerario e credo che anche la platea possa giovare di questo coinvolgimento diretto - spiega l'attore -. Posso parlare a tante persone che senza dubbio potranno condividere i motivi della mia crisi e aiutarmi a superare le incertezze. Del resto, perché devo andare a parlare con un'unica persona, che mi tocca anche pagare, quando posso relazionarmi con molte altre che pagano me?». Un'esilarante pubblico-terapia che cambia veste di sera in sera a seconda delle reazioni della platea piacevolmente coinvolta. É più semplice per un attore liberarsi dalle proprie frustrazioni ed esprimere le emozioni senza subire il giudizio della gente: «In effetti, noi attori - prosegue Paolantoni- abbiamo la fortuna di poter portare in teatro i nostri sentimenti e gli stati d'animo che ci accompagnano attraverso le interpretazioni dei più svariati personaggi. La scena per noi è una valvola di sfogo».
Lo abbiamo visto nei panni del Cupido di Renzo Arbore, di Robertino, l'esperto di quiz famoso per il tormentone «Ho vinto qualche cosa?», poi della signora Lorena e tanti altri personaggi che in 25 anni hanno regalato al pubblico televisivo la qualità di una comicità sana. «Interpretando Robertino diventavo bimbo e avevo l'opportunità di vivere in modo infantile mentre nei panni della Signora Lorena davo libero sfogo alla mia componente femminile.
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