Due anni e due mesi di carcere e l'interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena. È arrivata ieri la condanna in primo grado per Antonio Rognoni. Si chiude così la prima tappa della vicenda giudiziaria della cosiddetta «cupola degli appalti», cominciata nel maggio 2014 con l'arresto dell'ex dg di Infrastrutture lombarde spa. Per le accuse di corruzione, turbativa d'asta e rivelazione di segreto d'ufficio il pm Eugenio Fusco aveva chiesto la condanna a cinque anni.
La condanna riguarda il solo capo di imputazione relativo alla gara per la realizzazione della Città della salute nell'area ex Falck di Sesto San Giovanni. Mentre per le «architetture di servizi» di Expo Rognoni è stato assolto. I giudici della decima sezione gli hanno inoltre imposto di risarcire Regione Lombardia e Infrastrutture lombarde per un importo da stabilire in sede civile per i danni patrimoniali e per 30mila più 70mila euro per quelli di immagine.
A carico dell'ex numero uno di Ilspa è in corso un altro processo - l'arresto è del marzo 2014 - per presunti appalti truccati sempre gestiti dall'ente controllato al 100 per cento dalla Regione. Nel gennaio scorso infine al manager sono stati sequestrati circa 150mila euro dalla Guardia di finanza nell'ambito di un'ulteriore inchiesta su presunte mazzette per i lavori di ristrutturazione nella sua casa. «Faremo appello, speravamo nell'assoluzione - spiega il legale di Rognoni, Francesco Centonze -. Riteniamo di avere molti argomenti difensivi dalla nostra parte e confidiamo di vederli prima o poi riconosciuti. Vedremo come sarà motivata la condanna e ricorreremo in appello. Certamente - conclude l'avvocato - c'è delusione perché pensavamo, e siamo ancora convinti, di avere dalla nostra la forza degli argomenti».
Il procedimento arrivato ieri a sentenza riguarda l'ultimo filone, l'unico approdato al dibattimento, dell'inchiesta sulla «cupola» che avrebbe operato in Lombardia per pilotare alcuni importanti appalti. Altri indagati, tra cui l'ex Dc Gianstefano Frigerio, l'ex Pci coinvolto in Mani pulite Primo Greganti e l'ex senatore Pdl Luigi Grillo, avevano patteggiato nel 2014 pene fino a tre anni e quattro mesi.CBas
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