All'ospedale di Mogadiscio, in Somalia, sanno ricucire le ferite della guerra, sanno amputare e trattare le emergenze più crude. Ma non hanno la possibilità di effettuare interventi sopraffini come quelli al cervello. Kin, 37 anni, madre di quattro figli, di cui il più piccolo di un anno appena, affetta da un tumore proprio nel punto centrale del cervello, non avrebbe avuto la men che minima possibilità di vivere se fosse rimasta nel suo paese. E così è cominciato il suo viaggio della speranza. Grazie alle istituzioni che hanno fatto da intermediarie. La donna, moglie di Abdirahman Ahmed Mouammed, direttore della televisione di stato, è stata operata dai chirurghi del neurologico Besta di Milano. In Somalia, neanche a dirlo, non avrebbe nemmeno potuto avere una diagnosi precisa ed esami così approfonditi. Per aiutarla sono intervenuti l'ambasciatore italiano a Mogadiscio, i vertici della Regione Lombardia. E, risolti anche alcuni intoppi burocratici, si è perfino superato l'imbarazzo nei rapporti istituzionali con la Somalia, con cui il governo italiano ha da poco ripreso normali relazioni diplomatiche.
L'intervento, effettuato il 13 giugno, è durato circa 9 ore e si è concluso in modo assolutamente positivo. «I problemi più importanti - spiega Francesco DiMeco, direttore del dipartimento di neurochirurgia del Besta e primario della prima divisione di neurochirurgia - derivavano dalla collocazione del meningioma nell'apice della rocca, ovvero nella parte più centrale del cervello, e dalla compressione che la massa tumorale, fortunatamente benigna, esercitava sul tronco dell'encefalo».
Kin fra tre mesi dovrà ritornare a Milano per i controlli, anche perché a Mogadiscio non c'è un ospedale dotato di risonanza magnetica. Il marito Abdirahman si sta già attivando per riottenere i visti necessari ma, nel frattempo, ci tiene a sottolineare.
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