L'ex Pini diventa rifugio per disperati

Nelle vecchie stanze dei pazienti ora ci sono brandine, abiti e bottiglie

Maria Sorbi

Ci sono scarpe, vestiti appesi ad asciugare, brandine, scatolette di cibo pronto. E ci sono perfino i condizionatori per stare freschi. Ecco come si vive nelle stanze del «fu» istituto ortopedico Gaetano Pini, tra viale Monza e via Isocrate, attualmente occupato da immigrati clandestini, rom e sbandati. Qualcuno ha forzato il cancello in metallo, tanto quando basta per entrare. E si è ben organizzato nelle ex stanze dei pazienti, creando anche un angolino per la toilette con spazzolino da denti e rasoio per la barba.

Il via vai dentro e fuori dall'ex istituto tuttavia non è passato inosservato. Chi vive attorno al grosso edificio ha segnalato la presenza dei gruppetti di balordi e si è lamentato delle continue occupazioni. Anche la politica comincia a occuparsi della questione. Silvia sardone ha impugnato coraggio e telefonino e si è infilata nel giardino dell'ex Pini, è entrata nei corridoi e nelle stanze. Ed ha documentato la presenza di accampamenti costanti. A un passo dalle stanze in cui sono raccolti gli archivi con le vecchie cartelle cliniche dei pazienti. «Persino dentro l'ex cappella dell'istituto ci sono segni evidenti di occupazione - denuncia la Sardone - Purtroppo accedere all'edificio è veramente molto facile, vista la mancanza di recinzioni adeguate soprattutto ai piccoli orti di via Isocrate. Il controllo sembra assente ed è facilissimo entrare ed uscire anche dal cancello principale». Lo scenario dell'istituto abbandonato è inquietante, soprattutto pensando a quante stanze sono o potrebbero essere occupate. «Bisogna considerare - denuncia la neo consigliera di Forza Italia - che le finestre del nuovo istituto affacciano su quello vecchio e quindi quanto accade è evidente a tutti, compresa la proprietà. I cittadini sono allarmati dal continuo andirivieni di persone poco raccomandabili, in un'area che si trova, tra l'altro, attaccata a un giardino molto frequentato da famiglie e bambini. Sono stati segnalati anche furti e scippi in zona».

La consigliera di Palazzo Marino chiede un immediato sgombero e la messa in sicurezza dell'area abbandonata. Abbandonata ma ancora affascinante, soprattutto all'esterno e con i giardini in ottimo stato, che potrebbero essere utilizzati in altro modo, magari aprendo alla città. Magari riscoprendo il fascino e la storia dell'opera pia Fanny Ottolenghi che ospitava l''stituto Pini.

Una realtà storica di Milano: il Pini infatti fu l'istituto italiano più importante di avviamento al lavoro di ragazzi portatori di handicap, utilizzato anche durante la prima guerra mondiale per dare ricovero e assistenza ai feriti e ai mutilati di guerra, riconvertito in ospedale per bambini poliomielitici.

«È necessaria una pronta riqualificazione di quest'area - sostiene la Sardone - per non lasciare che il quartiere ne risenta e per non degradare ulteriormente un edificio storico che potrebbe essere riconvertito e riutilizzato, ridando lustro e importanza a tutta la zona. È necessario che il Comune sia parte attiva per la messa in sicurezza degli edifici e per il rilancio di questa grande area su viale Monza».

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