A lezione di okkupazione E Dario Fo sale in cattedra

Liceo Parini, quarto giorno di autogestione: tutti in aula magna per imparare come si fa una protesta di piazza. La lezione di corteo trae spunto da un precedente storico, esempio riuscito di violenza: Seattle. Gli studenti dei collettivi di sinistra ripercorrono le tappe del movimento no global, fase dopo fase, fino al vertice di Copenhagen. Istituto Agnesi: in cattedra sale Dario Fo per raccontare, teatrante provetto, la strage di piazza Fontana e preparare i ragazzi alla manifestazione del 12 dicembre, quarantesimo anniversario dell’esplosione della bomba.
Insomma, le scuole superiori «studiano» per scendere in piazza. E durante le autogestioni e le occupazioni (è di ieri quella dell’istituto Boccioni) preparano gli striscioni e imparano i cori da intonare una volta in corteo. Lezioni teoriche. Le prove pratiche non mancheranno. Diligentissimi, i liceali di sinistra, si applicheranno a più riprese. Per la precisione sei cortei fino a Natale. Si è cominciato il primo dicembre con il presidio alla Triennale assieme ai compagni del centro sociale Torchiera. Si prosegue oggi, con una manifestazione davanti alla prefettura assieme ai comitati degli occupanti per difendere il diritto alla casa in occasione della scadenza del bando per richiedere le case popolari.
E poi arrivano le prove madri: i cortei e i presidi. Sabato 5 dicembre gli studenti saranno in piazza per il no-B day, la giornata di presidio contro il premier Silvio Berlusconi, in concomitanza con la manifestazione di Roma. «Siamo stufi di non poter manifestare ciò che pensiamo su Berlusconi». Si continua l’11 dicembre, con il No Gelmini day: ritrovo in largo Cairoli per dire no «all’ignoranza dilagante che ci rende asserviti ad ogni nuova strategia di repressione e paura», per protestare contro i tagli della scuola e l’offerta formativa. Non è finita. Gli studenti in occupazione, in agenda, al posto di lezioni di greco e matematica, hanno segnato un’altra data di protesta: il presidio del 12 dicembre. Insomma alle lezioni, quelle vere, non ci vanno mai. I libri, quelli di testo, non li apriranno almeno fino alla metà del mese.
«Sgomberano una scuola, noi ne occupiamo cento» è il motto diffuso dai collaudati «registi» del Cantiere di via Monte Rosa. Dopo i tagli subìti dal liceo serale Ghandi, dopo le tensioni al liceo Manzoni (il primo a occupare), gli studenti fanno sentire la loro voce in ogni scuola superiore di Milano. Difendono il diritto allo studio ma di studiare sembra che non ne abbiano una gran voglia. Loro dicono di non usare le occupazioni come scusa per saltare le lezioni. Ma viene da chiedersi se servono davvero cinque giorni di autogestione per parlare delle tensioni in Iran. Forse sarebbe sufficiente un’assemblea d’istituto di una mattina.
«Le scuole non si sgomberano, gli studenti non si arrestano.

Guai a chi ci tocca! Occupa tutto e subito!» scrivono gli ex dell’Onda anomala nei loro comunicati. «Se ci vogliono ignoranti, ci avranno ribelli». Ma a furia di essere ribelli e di saltare le lezioni, lo studio è diventato un optional.

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