"Lezioni" Pd alle medie Il provveditore chiede la relazione delle scuole

Per la sinistra l'intromissione è di chi protesta L'ufficio scolastico si informa ma minimizza

"Lezioni" Pd alle medie Il provveditore chiede la relazione delle scuole

Il Pd entra nelle scuole per parlare di temi politicamente caldi. E per la sinistra il colpevole è chi lo fa notare. Sembra un paradosso ma è quel che sta accadendo dopo il caso dei due diversi istituti comprensivi in cui sono stati invitati a tenere «lezioni», oltre al gruppo Scuola dell'Arcigay, una consigliera comunale, il responsabile Giovani dem e un candidato già consigliere a Palazzo Marino. Uno degli incontri è stato annullato dalla preside, informata del fatto che quella che riteneva essere una «scrittrice» (Sumaya Abel Qader) è anche e soprattutto consigliera in Comune ed ex dirigente del coordinamento dei centri islamici (avrebbe dovuto parlare della donna nell'islam). È andata in scena invece la «lezione» degli altri due esponenti Pd. Ed è stato completato il ciclo di incontri con l'Arcigay. E chi è finito nell'occhio del ciclone? Chi ha chiesto spiegazioni. La disapprovazione generale della sinistra di Zona si è scatenata contro la Lega - che col segretario lombardo Paolo Grimoldi ha annunciato un'interrogazione al ministro - e contro l'assessore municipale Deborah Giovanati, che ha sollevato il primo caso. Un comitato di genitori parla addirittura di «sentimenti di razzismo meschino» che intaccano l'autonomia scolastica. Non solo: i consiglieri di Pd, Sinistra per Milano e Lista Sala di Zona 9 hanno firmato una reprimenda che descrive la vicenda come una «ingerenza» inopportuna». Giovanati risponde incredula: «Mi sembra assurdo che parlino loro di ingerenza. Sembrano non rendersi conto che la politica è già nella scuola se si invitano i politici e un'associazione politicizzata: è un controsenso e contrasta con le linee-guida del ministero. Scriverò al ministro. Se avessero invitato me e fossi stata presentata come dottoressa Giovanati cosa avrebbero detto? Io non interferisco, ho il diritto di dire che doveva essere garantita un'informazione trasparente e in contraddittorio».

Il provveditore Marco Bussetti getta acqua sul fuoco e annuncia di aver chiesto una relazione alle scuole per avere un quadro completo dell'accaduto: «Come da prassi ho chiesto una relazione alle dirigenti scolastiche. Per quanto riguarda le attività che riguardano l'integrazione e l'inclusione, la scuola questo compito lo svolge già, e nello specifico lo svolge bene la "Pizzigoni" come altre scuole che hanno un'alta percentuale di stranieri; se qualcuno poi "posta" sui social dei messaggi che vanno oltre la didattica e la funzione formativa ne assume la sua responsabilità. La politica deve stare fuori dalla scuola e questo i dirigenti scolastici lo sanno bene. L'Ufficio che dirigo non ha alcun potere di intervento sulle scelte educative e didattiche degli istituti che li definiscono nella loro autonomia e nel rispetto degli organi che li governano». «Per quanto mi risulta - aggiunge - le scuole hanno agito nel rispetto delle regole didattiche ed educative in ambedue i casi. Al comprensivo Pizzigoni, mi è stato riferito che non è stato organizzato un incontro su Ius soli ma un progetto organico su Cittadinanza e Costituzione, nell'ambito del quale sembra sia stato citato anche questo argomento. E protagonista non era un esponente politico ma un relatore che eventualmente si assumerà le proprie responsabilità. Alla Pertini, invece, tutto rientrava in un progetto che già da diversi anni si sta svolgendo, con ottimo grado di apprezzamento delle famiglie. E la dirigente scolastica - appena saputo che una delle relatrici ricopriva una carica politica - ha deciso di annullare l'iniziativa.

Per quanto riguarda l'incontro con il Gruppo Scuola Arcigay, è chiaro che la scuola non deve lasciarsi coinvolgere dalle beghe della politica, ma le vicende devono essere viste nell'ottica dell'autonomia di cui abbiamo parlato».

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