Bus al posto dei treni in 139 corse che trasportano meno di 50 persone, per un totale di circa 7mila passeggeri interessati, pari all'1% del totale, mai su Milano, sul passante o sulle fasce «calde». Questo il programma di Trenord dal 9 dicembre ai prossimi 6 mesi. In piazzale Cadorna, sede della società che gestisce il trasporto regionale, la parola «piano» la si usa con cautela: non ci sono calcoli sofisticati o risparmi dietro la scelta, anzi i bus costeranno 5-6 milioni in più.
Emergenza, la parola chiave è questa. La priorità, per il nuovo «ad» Marco Piuri, è abbattere le soppressioni dei treni, che ora toccano quota 5%, davvero troppo, il doppio del fisiologico. E visto che le soppressioni sono causate sostanzialmente da treni vecchi o problemi al personale, Trenord punta a togliere dai binari un po' di treni più vecchi, gli over 35 anni, destinandoli a una meritata e meditata manutenzione, se non addirittura al pensionamento. Sono 42 i treni vecchissimi, che spesso si rompono, praticamente pezzi da museo di cui anche i ricambi ormai si trovano difficilmente.
Tutta la flotta Trenord fa ovviamente manutenzione. Tutti i treni rientrano ogni 4-5 giorni e stanno «in officina» per un tempo variabile da 7 ore a 7-8 settimane (quando hanno percorso un milione di chilometri). Un treno fa 350mila chilometri all'anno e le rotture, specie col freddo, sono all'ordine del giorno. La manutenzione, viste le necessità, non sempre è adeguata. Il 46% dei treni, di proprietà Trenitalia, ha un'età media di 32 anni. Questo è una parte del problema ritardi/soppressioni. I nuovi treni promessi da Trenitalia, sollecitati a più riprese dal Pirellone e in arrivo da qui a pochi mesi, non basteranno a risolverlo. Ne sono arrivati 6i, in servizio solo 2. Entro la fine dell'anno 14, alcuni vecchiotti. E nel 2019 ne arriveranno altri 20. Ma nel frattempo altri 13 andranno in pensione. Su 400 treni che fanno 2.200 corse, gli innesti non sono decisivi. Si dovrà aspettare il 2020 per avere un turn over adeguato. Stessa cosa per le assunzioni, necessarie perché il personale (1.200 macchinisti, 1.100 capitreno) non basta, anche perché presenta problemi legati allo stress.
Due anni per tornare alla normalità dunque. E intanto si penserà alle prospettive del servizio, ben consapevoli che il congestionamento della rete, che acutizza tutti i problemi, specie di Milano, non potrà tollerare l'introduzione di nuove corse, nuovi binari o nuove stazione. In Centrale ci sono 50 treni nell'ora di punta, se ne muove uno ogni 70 secondi. In Bovisa uno ogni 75 secondi. In Cadorna uno ogni 110 secondi. La tecnologia potrà aiutare, ma congestionare ancora il sistema è controproducente. Risolto il nodo del Sempione, e quello della Brianza, resterà solo qualche piccolo intervento.
Il futuro sarà affidato a una nuova filosofia del trasporto: in parte resterà come oggi, in parte sarà integrato con servizi diversi, compresi quelli su gomma e non escluso magari il car sharing. Ma questa è la visione del futuro. Adesso la priorità è superare l'emergenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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