(...) aveva assegnato consulenze per 560mila euro. Dai 71.088 alla pr di area Pd ai 33.567 a un esperto per progetti di arte contemporanea ai 16.200 alla collaboratrice che ha svolto attività nella Galleria di arte moderna, ai 15.728 per un incarico di progettazione per il Museo del '900. L'elenco è lungo, avrà modo di spiegare Boeri nella conferenza stampa convocata oggi al Cinema Apollo. Ma già ieri dai microfoni di Radio Popolare si è difeso e ha attaccato duramente i dirigenti del Pd lombardo, Maurizio Martina e Roberto Cornelli. «La rottura col sindaco per me è del tutto ingiustificata, sono stato venduto dal Pd per un piatto di lenticchie, questo partito non è più una cosa seria - affonda Boeri -. Le critiche sulle consulenze sono assurde. Quando si prendono decisioni così importanti non si possono fare vertici a cui partecipano solo il sindaco, due dirigenti ormai appassiti e rancorosi e un capogruppo in procinto di entrare in giunta». Le telefonate degli ascoltatori che seguono dicono che - caso di Boeri a parte - il consenso del sindaco tra l'elettorato di sinistra ha perso un notevole appeal: otto chiamate su otto di delusi, «mi ero impegnato nella sua campagna - dicono un paio - ma è meglio che non si ricandidi una seconda volta». Non se la cava con il registro delle coppie di fatto, dicono, «non si vede tra la gente, ha fatto pochissimo, quali progetti ha sulle case popolari» è la pancia della base. Su internet intellettuali di sinistra lo definiscono «rancoroso e vendicativo, pensi alle buche dove inciampiamo tutti i giorni». Il giornalista Franco Bomprezzi, presidente di associazione disabili ed ex collaboratore del sindaco, non accetta invece l'allontanamento di Boeri, «sarebbe la fine di una condivisione politica e umana con questa amministrazione». Per l'ex segretario Cgil Onorio Rosati, neo-consigliere Pd in Regione, «Pisapia versus Boeri è una brutta e spiacevole vicenda dove di politico c'è poco e di personale forse troppo». Il consigliere comunale del Pd Carlo Monguzzi, che ieri nella riunione di maggioranza con il sindaco gli ha rivolto l'intervento più acceso per mancato coinvolgimento della maggioranza nella scelta, scrive su Facebook che «è una pirlata far uscire Boeri ed entrare la Rozza (la ex capogruppo Pd promossa assessore, ndr.). Siamo su scherzi a parte Giuliano?».
La vicenda apre una faida interna al Pd. Verso il congresso regionale del partito, i renziani hanno iniziato a sventolare Boeri, uno dei «rottamatori», come bandierina per lanciare la guerra ai segretari bersaniani, Maurizio Martina e Roberto Cornelli. Ieri sera la resa dei conti è partita dall'infuocata riunione della segreteria regionale. A Palazzo Marino, è lotta per il posto da capogruppo lasciato dalla Rozza. Se lo contendono Andrea Fanzago, cattolico e con «anzianità» di carica, e il giovane Lamberto Bertolè, vicino a Boeri, all'assessore Majorino e anche a Sel. Chissà che alla fine per evitare l'ingovernabilità dell'aula quando dovrà iniziare la discussione su Piano della mobilità e poi Bilancio non prenda quota una terza via, una donna del Pd che riesca a mediare (Marilisa D'Amico o Paola Bocci).
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