Il terremoto era nell'aria. Da settimane giravano voci sul possibile annullamento del Salone del Mobile, già spostato da aprile al 5-10 settembre, e ormai le chance di salvarlo sono prossime allo zero. Troppi dubbi su arrivo dei buyers internazionali e restrizioni. In un anno già segnato dalla crisi e con l'edizione 2022 fissata (e salvo sorprese) ad aprile, a 7 mesi di distanza, grandi aziende del design hanno iniziato a fare marcia indietro sull'investimento. Si è creata una forte spaccatura all'interno del comitato organizzatore. E il presidente del Salone Claudio Luti, dopo ore di fuoco, martedì ha rassegnato le dimissioni.
Una decisione alla vigilia del cda di Federlegno Arredo Eventi, alla quale non ha quindi partecipato, e domani è fissata una nuova seduta che potrebbe essere decisiva. «É una decisione dolorosa e sofferta lasciare la presidenza in un momento così delicato e complesso, ma non ci sono più le condizioni» si legge nella nota con cui il patron di Kartell annuncia il passo indietro. Con la volontà di alcune aziende di rinunciare «si rende «difficoltoso dar vita a una manifestazione di qualità, rappresentativa del settore nel suo insieme. Rispetto le decisioni di tutti, ma non condivido la volontà di non fare squadra in un momento così delicato e di rinunciare almeno a provare a definire un percorso concreto per fare quello che potrebbe essere il Salone simbolo della ripresa del Paese. Mi sono impegnato in questi anni per affermare la manifestazione come raffigurazione del sistema a livello internazionale, ma non ci sono più le condizioni per perseguire una mia visione di compattezza del settore per il bene comune». Certamente, conclude Luti, «riconosco le difficoltà e anche le incognite che ci impediscono ora di chiarire tutte le incertezze date dallo scenario pandemico ancora incombente. Ma quello che conta per me è la comune volontà di intenti, che è venuta a mancare». Il cda di Federlegno Arredo Eventi ha ricevuto le dimissioni e con una nota stringata ieri sera «conferma che adf oggi non è stata ancora assunta alcuna decisione, ogni decisione è rimessa alla valutazione del cda che si riunirà nei prossimi giorni».
Già oggi è fissata una seduta. Sul tavolo anche una versione ridotta. Fiera Milano è spettatrice ma rischia di pagare un conto carissimo. Come albergatori, tassisti, commercianti che puntano su Salone (e Fuorisalone) come primo evento della rinascita. Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli fa pressing: «In questa fase delicata della ripartenza è fondamentale evitare passi falsi. Mettere in discussione il Salone è un gravissimo errore. La campagna vaccinale che procede rapida e i protocolli di sicurezza permettono di guardare con ragionevole ottimismo all'appuntamento del 5 settembre. É una delle manifestazioni più importanti di Milano, coinvolge migliaia di imprese e produce un indotto di oltre 200 milioni. Dopo lo stop dello scorso anno, la ripartenza della manifestazione ha un forte valore anche simbolico. La città e il Paese hanno assoluto bisogno di segnali di fiducia per rimettersi in cammino e recuperare il terreno perduto». Il presidente di Federlaberghi Maurizio Naro avverte che è in gioco «l'immagine dell'Italia se anche questo evento, causa miopia, dovesse essere annullato. L'annullamento avrebbe conseguenze molto gravi per il comparto alberghiero.
Rinunciare sarebbe incomprensibile e come imprese alberghiere, non sceglieremmo certo, per forniture e ristrutturazioni, i prodotti provenienti da aziende che hanno voluto il rinvio del Salone». Una minaccia. Anche per l'assessore regionale al Turismo Lara Magoni «la ripresa dei grandi eventi internazionali è fondamentale per il rilancio dell'economia lombarda e nazionale. Auspico si trovi una soluzione».
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