«E adesso come faccio?». É questa la domanda che stanno sollevando le educatrici degli asili nido del Comune di Milano che nei giorni scorsi si sono viste notificare l'ordine di prestare servizio anche per due settimane di luglio in modo da garantire la copertura del servizio. Non ci sono dati ufficiali su quante siano le maestre precettate dall'assessorato all'Educazione, ma il malcontento è forte e diffuso: non solo tra quelle che hanno ricevuto l'ordine, ma anche tra le colleghe che per quest'anno sono scampate alla precettazione ma temono di incapparvi nei prossimi anni. Se il Comune si riduce all'ultimo momento a riempire le caselle dei turni e delle presenze, per le educatrici pianificare le proprie ferie diventa problematico, perché i piani-vacanza possono essere ribaltati in extremis dalla precettazione.
É l'ultima puntata di un braccio di ferro che si trascina da sei anni, quando la giunta (allora di centrodestra) decise che i due mesi di ferie garantite a tutte le educatrici erano ormai un privilegio indifendibile, e introdusse la possibilità per l'amministrazione di comandarle in servizio per 15 giorni durante il mese di luglio. Scoppiò una mezza rivoluzione, cortei, scioperi, blocchi. Il diritto ai due mesi di ferie pagate veniva rivendicato da una parte di maestre con la motivazione del lavoro usurante, «arriviamo alla fine di giugno che siamo cotte», aggravato dalla scarsità di personale. Alla fine venne raggiunto un accordo tra Comune e sindacati con una soluzione a metà strada: i due mesi di ferie venivano garantiti ad anni alterni, ma con la possibilità per l'assessorato, in caso di buchi di organico, di richiamare in servizio anche le educatrici che avevano lavorato nel luglio dell'anno precedente.
In realtà questa parte dell'accordo non è risultata chiara a tutte le educatrici. Così quando nei giorni scorsi sono iniziate ad arrivare le lettere di precettazione anche a personale che aveva lavorato quindici giorni anche nel luglio 2013, molte sono rimaste di sasso e negli uffici dei sindacati di categoria sono iniziate a piovere le telefonate di lamentela: «Io ho lavorato l'anno scorso, quest'anno non possono costringermi». In realtà, hanno spiegato i sindacalisti, l'accordo è molto chiaro. Ciò che non è chiaro è il motivo per cui il Comune ha aspettato la fine di giugno per stilare i piani di presenza negli asili, visto che da tempo in assessorato erano arrivate le dichiarazioni di tutte le educatrici disponibili per il luglio su base volontaria. Già da alcune settimane, dunque, era possibile fare il conto delle presenze e verificare se erano sufficienti al funzionamento degli asili.
Un pasticcio, insomma, dietro il quale sembra esserci la disorganizzazione degli uffici comunali ma anche la riluttanza di una parte delle educatrici a rassegnarsi all'inevitabile: «le mie colleghe - spiega una di loro - non capiscono che ormai non è più epoca di diritti acquisiti, e che, per usurante che sia il nostro lavoro, pensare di mantenere il diritto a due mesi di vacanza è anacronistico».
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