"Dalla mala alle bande. E la sinistra sottovaluta"

L'ex assessore oggi scrittore di "noir": "Il mio commissario si occupa di mafia nigeriana"

"Dalla mala alle bande. E la sinistra sottovaluta"

Roberto Caputo, ex assessore comunale e presidente del consiglio provinciale, è appena uscito «Passaggio all'Inferno», ottavo libro da scrittore di «noir» (oltre a due raccolte di poesie), il settimo con protagonista il commissario Ferrari, lei è partito dalla «mala» italiana. Cosa ha in comune con le criminalità di oggi?

«La vecchia mala, italiana, nasceva nei quartieri poveri, poi è diventata molto violenta, ha fatto disastri. Poi è arrivato il tempo della 'ndrangheta, della camorra e delle organizzazioni criminali della varie etnie, molto legate al territorio di provenienza».

E di cosa si occupa il commissario Ferrari stavolta?

«Stiamo parlando della fantasia di due scrittori, che però descrivono realtà presenti a Milano, partendo da dati consistenti emersi in numerose indagini degli ultimi anni. C'è un omicidio ma dietro vi sono verità molto pesanti, questa associazione criminale nigeriana che si chiama Ascia nera, che nasce nelle università della Nigeria e poi si trasferisce un po' dappertutto, anche in Italia, prima a Palermo dove in accordo con la mafia gestisce doga e armi, poi risale al nord: Torino, Brescia e Milano».

Si parla molto di mafia nigeriana.

«È una realtà molto violenta, difficile da individuare senza pentiti, è dedita a riti di magia nera e oltre allo spaccio tratta la prostituzione facendo arrivare donne dalla Nigeria».

«Ascia nera» esiste davvero.

«Eccome! È molto forte e radicata. Nel libro siamo di fronte al rapporto fra mafia nigeriana, paramilitari serbi e organizzazioni che trattano immigrati. L'indagine si svolge a Milano. Ferrari, capo della Digos, in via Fatebenefratelli, è figura particolare: non ama la burocrazia e i rapporti istituzionali, si muove con l'intuito di vecchio sbirro coadiuvato nelle strade di Milano da una squadra fedelissima e molto attenta».

Tornando alla realtà, cosa la colpisce degli ultimi fatti di cronaca?

«Al di là della facile polemica mi sembra che ci sia una sottovalutazione sia della prefettura sia della giunta. I fatti sono molto gravi, due morti. Che alcuni quartieri vivano in condizione di grave disagio, in mano a bande che non si occupano solo di case, è evidente. Chi non lo vede è cieco».

C'è un pregiudizio ideologico positivo a sinistra sull'immigrazione?

«Sì e la realtà è drammatica.

La sinistra deve occuparsi dei più deboli e i più deboli sono i milanesi che si trovano ad affrontare condizioni minacciose di cui sono vittime. Una sinistra moderna dovrebbe farlo. Quando uno è un delinquente è un delinquente. Assurdo coprirlo per un colore della pelle».

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