Manifestazione "antifascista" I centri sociali pronti al caos

Gli autonomi contro i comizi elettorali in centro città e in periferia: timori che si scatenino come per Expo

Manifestazione "antifascista" I centri sociali pronti al caos

I centri sociali sono mobilitati. L'obiettivo è impedire le manifestazioni «di destra» in programma domani. Il proclama degli antagonisti è pubblico e sta ricevendo centinaia di adesioni: «Respingiamo camicie nere e xenofobia» si legge nel documento, che è stato sottoscritto da Lume, Lambretta, Zam, Zip e condiviso anche da «Potere al popolo», oltre che una serie di gruppi e gruppetti, sigle e siglette fantomatiche. «Abbiamo deciso di mobilitarci, come da anni - dicono i centri sociali - perché in questo sabato nero ci sia una piazza antifascista in centro città che sappia esprimere in modo ampio, plurale, inclusivo e fermo che Milano è una città che rifiuta e rifiuterà sempre fascismo, razzismo e paura».

La mobilitazione, ovviamente, desta grande preoccupazione, dato che negli ultimi anni, con pretesti ideologici di questo genere, sono state imbastite proteste che hanno dato il «là» alle devastazioni di violenti ed estremisti. Stavolta l'appuntamento sarà è davanti al piazzale del Piccolo Teatro Strehler, alle 14 e 30 per «dare vita a una piazza antifascista e mostrare alla Lega e a Casa Pound il volto della Milano degna e solidale». Il pretesto del giorno, che viene richiamato in questo esagitato appello che circola in rete, sono diverse iniziative politiche, di soggetti molto diversi fra loro. Andrà in piazza infatti il centrodestra, una coalizione che ha governato il Paese per anni, raccogliendo milioni di voti ed eleggendo i suoi rappresentanti a tutti i livelli, dai Comuni al Parlamento europeo. Lo farà con un grande comizio della Lega (in piazza Duomo alle 15 con Matteo Salvini) e con un sit-in di Giorgia Meloni e dei suoi Fratelli d'Italia in via Padova. Uscendo dal perimetro del centrodestra istituzionale, e passando a forze di destra non incluse nell'alleanza, è previsto anche un raduno di Casa pound in largo Cairoli.

E per un pezzo di sinistra che soffia sul fuoco delle tensioni, tutto è «destra», tutto deve essere fermato, tutte le iniziative vengono dipinte come «neofasciste, razziste e xenofobe». A fare la lezione sull'antifascismo, d'altra parte, a Milano sono centri sociali in gran parte abusivi, spesso protagonisti di iniziative moleste ai danni dei quartieri che li ospitano (malvolentieri) e al di fuori da ogni regola fiscale o di sicurezza: collettivi animati da personaggi discutibili o impresentabili, patetici reduci di un mondo ideologico che non esiste più se non nelle loro teste. Ora pensano che tocchi a loro stabilire chi può parlare e chi no, chi può avere spazio democratico e chi deve essere contestato e messo «ai margini». «Sconfiggiamo la paura, respingiamo camicie nere e xenofobia - si legge nel loro assurdo proclama - Milano ripudia fascismo e razzismo». Conoscendoli, e ricordando le scene di guerriglia urbana scatenate per esempio in occasione dell'apertura di Expo, i milanesi iniziano già a preoccuparsi per questo stato di agitazione dei centri sociali. Si preoccupa chi il sabato va a fare shopping e i negozianti che temono vetrine devastate e blitz dei «writers». Per un sabato tranquillo, si spera invece nella ragionevolezza dei più, o nell'azione nelle forze dell'ordine.

E dal candidato governatore del centrodestra, Attilio Fontana, arriva un invito alla calma: «Le elezioni sono la festa della democrazia - ha detto ieri - il 4 marzo deve essere un momento di festa, ci deve essere la gioia di sostenere le proprie idee e proposte. Deve essere momento di gioia e partecipazione, non momento di odio o contrapposizione».

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