Maroni, poca fiducia: «Bene Alfano e Lupi, poco Nord al governo»

La Lega resta fuori dalle larghe intese: «Non avranno vita lunga». Il governatore: «La linea sugli stranieri la dà il ministro Kyenge?»

Maroni, poca fiducia: «Bene Alfano e Lupi, poco Nord al governo»

Promossi solo Angelino Alfano («per la garanzia di continuità nella lotta alla mafia»), Maurizio Lupi e Graziano Delrio («ma avrei preferito che facesse il ministro dell'Economia»). Per il resto «non avrà vita lunga». Più ombre che luci nella pagella del segretario della Lega Roberto Maroni al governo Letta dopo la segreteria politica convocata ieri in via Bellerio e a cui hanno partecipato anche Umberto Bossi, Roberto Calderoli e il capogruppo alla Camera Giancarlo Giorgetti.

Perché da decidere c'era se votare la fiducia o stare all'opposizione. Roberto Maroni parla di «un governo che non rappresenta il Nord e ha già preso posizioni molto negative soprattutto sull'immigrazione». Tanto che Maroni mette già il vicepremier pdl Angelino Alfano con le spalle al muro e gli chiede se sia d'accordo con il ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge a favore dello ius soli e contro la Bossi-Fini. Chiarendo se «queste siano solo voci o è il programma di governo». Poi precisa che non c'è nessun pregiudizio nei confronti del primo ministro di colore nella storia della Repubblica. «A me piace, non abbiamo problemi. Noi della Lega siamo stati i primi ad avere un sindaco di colore». Ma a non piacergli è la richiesta di cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia.

Ma il vero problema del governo è che «il Nord è rappresentato in modo molto modesto ed è un errore. È un governo che non ci vede d'accordo. Abbiamo chiesto a Letta di darci un segnale in materia di federalismo, se arriverà va bene, altrimenti non daremo la fiducia e staremo all'opposizione». E a chi fa notare che a un milanesissimo come Maurizio Lupi è stato affidato un ministero strategico come le Infrastrutture, i leghisti replicano che c'è anche un Filippo Patroni Griffi che parla di «un governo che guarda al Sud».

Già sul tavolo le quattro richieste di Maroni per ottenere la fiducia della Lega: il riconoscimento della macro-regione del Nord, il trattenimento del 75 per cento delle tasse sul territorio, la costituzione di una convenzione per le riforme istituzionali e una linea chiara sui temi dell'immigrazione che non preveda la cancellazione della Bossi-Fini e il riconoscimento dello ius soli.

Flavio Zanonato allo Sviluppo economico? «Non faccio mai il processo alle intenzioni - ha risposto Maroni ai giornalisti -, ma Letta ci aveva garantito che avrebbe messo un ministro “chiavi in mano”.

Ho l'impressione che questo debba prima imparare e capire ma, con la crisi che c'è, forse non è stata l'idea migliore». A Delrio, invece, chiede di dar corso subito all'impegno preso come presidente dell'Anci per cancellare il Patto di stabilità che strangola gli enti locali.

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