La sinistra rischia di incartarsi su Leoncavallo e centri sociali

Una seduta straordinaria sui centri sociali. Nel mirino la cifra per l'area di viale Molise

La sinistra rischia di incartarsi su Leoncavallo e centri sociali

I mal di pancia in maggioranza dopo la nomina di Paolo Limonta in giunta rischiano di trascinarsi ben oltre il cenone di Capodanno. Al rientro dalle feste, il 9 o più probabilmente il 13 gennaio, si terrà un Consiglio straordinario sul tema del Leoncavallo e più in generale sugli spazi occupati dai centri sociali. E i nodi (politici) verranno al pettine. I malumori nel Pd, nel gruppo civico e anche dentro a Milano Progressista (il gruppo di Limonta) potrebbero manifestarsi in aula. Il consigliere di Forza Italia Alessandro De Chirico ha già depositato un ordine del giorno che chiede al sindaco di relazionare sulla situazione del Leonka. Nel maggio 2018 Sala aveva riferito che era in corso «una trattativa con la regia della prefettura» sulla regolarizzazione del centro sociale che occupa da 25 anni lo stabile di via Watteau di proprietà della famiglia Cabassi, sostenendo che «la situazione va ormai accettata, non è più il tempo delle polemiche. Il Comune può venire incontro con scambi di volumetrie». Per contro, centrodestra e lista Sala (con il consigliere Enrico Marcora in prima fila) restano sulla linea dello sgombero. E bisognerà vedere se senza Limonta in aula, vicino al mondo no global, la maggioranza saprà difendere la linea di Sala. Un accordo non con la proprietà non sarebbe ancora all'orizzonte. La società L'Orologio, facendosi forza di una recente sentenza, avrebbe invece presentato un ricorso per ottenere dal Ministero dell'Interno i danni subiti per il mancato sgombero. E in aula potrebbe scattare la proposta bipartisan di una class action per impedire che il costo dell'occupazione ricada sulla collettività. Il capogruppo della Lista Sala, Marco Fumagalli, ammette che «sul Leonka e altri luoghi occupati ci sono delle problematiche, vedremo cosa succederà tra i banchi della maggioranza».

A questo si aggiunge il caso Macao, il centro sociale che da 6 anni occupa la palazzina liberty di viale Molise, appena passata di proprietà da Sogemi al Comune. E la giunta ha scelto di non mettere più a reddito il patrimonio ma di lanciare un bando per la concessione in diritto di superficie per 30 anni dell'intero complesso (6 palazzine, 10mila metri quadri) per progetti di interesse pubblico, cultura e servizi. Il valore del complesso era stato stimato in circa 22 milioni. Il Comune ora rinuncia a vendere ma cede la superficie per 30 anni e abbassa la stima a 12,7 milioni. Uno sconto non gradito - è un eufemismo - al centrodestra, che chiederà di rivedere il bando.

E il capogruppo di Forza Italia Fabrizio De Pasquale avverte: «Contestiamo che Macao dopo anni di illegalità si associ in cordata con qualche operatore per regolarizzarsi. Su Leonka e Macao potremmo presentare un esposto, ci sembrano esempi di traffico di influenze».

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