Cronaca locale

Milano gongola per i Giochi Ma è senza impianti sportivi

Il Gala di atletica che «salta» all'Arena non è un caso Sono decenni che la città ha strutture da terzo mondo

Milano gongola per i Giochi  Ma è senza impianti sportivi

Ma qualcuno ci aveva veramente creduto? Quando venne annunciato in modo evidentemente ottimistico che spostare il Golden Gala di atletica da Roma a Milano sarebbe stata un'operazione normalissima, a nessuno è scappato un sorrisino? Evidentemente molti tra gli «annunciatori» di questa operazione non conoscevano e non conoscono la realtà dello sport milanese. E invece adesso sono costretti a fare i conti con l'altra faccia di Milano e a riparare a gambe levate verso Napoli, dove avranno mille altri problemi, ma in fatto di impianti (e chi ha assistito alle recenti Universiadi lo può testimoniare)stanno surclassando quella che continua a vantarsi di essere la più grande metropoli europea della penisola. Sotto tantissimi aspetti, indubbiamente, ma dimenticate lo sport.

Sono ormai anni, diremmo decenni che lo scriviamo: Milano che brilla nel mondo, che è diventata persino la capitale del turismo, che accende i riflettori sui suoi grattacieli e il suo skyline, ha un rovescio della medaglia: un'impiantistica sportiva da terzo mondo. E nessuno purtroppo se ne è mai voluto curare. Adesso si scopre che l'Arena non può ospitare un meeting come il Golden Gala. Ma che strano: nessuno si è mai accorto che a Milano per fare atletica bisogna utilizzare uno stadio costruito da Napoleone? Possibile che dal Bonaparte in poi nessuno si sia mai preoccupato di dare alla città uno stadio per la regina degli sport?

E di sindaci ne sono passati dal 1807 ad oggi Adesso si copre che la povera Arena non ha un'illuminazione sufficiente: 300 lux invece dei 1200 richiesti per una manifestazione internazionale. Adesso si copre che l'Arena non ha una tribuna stampa adeguata a un Golden Gala, ma diciamo onestamente non ha una tribuna stampa punto e basta. E pensavano di passare dall'Olimpico a questo povero residuato? All'Arena saremo sempre legati da eterno affetto, per quello che ha ospitato e per quello che ci ha permesso di vedere, in quasi tutti gli sport, in anni ormai lontani.

Ma se il tempo passa per San Siro, e il calcio si sente stretto in uno stadio che comunque ha ancora una sua funzionalità, il resto dello sport cittadino come deve sentirsi? Se il pallone si sente troppo grande per lo stadio di Mazzola e Rivera, di Van Basten e Ronaldo, gli altri devono restare perennemente ai tempi di Meazza?

Quando dicevamo che Milano olimpica rischia di diventare un tappeto sotto cui nascondere la povertà delle strutture sportive cittadine, intendevamo proprio questo. Che da qui al 2026 rischiamo di farci annebbiare la vista dai lustrini e dalle paillettes di un'Olimpiade che avrà il cuore a centinaia di chilometri da Milano e che in città vivrà, se tutto va bene, in un paio di palazzetti e magari in piazza Duomo per la consegna delle medaglie. Dall'Olimpiade, invece, Milano dovrebbe prendere lo spunto per dare finalmente una svolta alla sua impiantistica, come fece Torino.

Milano è una città così povera che non può ospitare un europeo di nuoto (per andare oltre l'atletica), è l'unica grande metropoli europea a non avere più una seigiorni ciclistica, una città che ha la sua unica pista di atletica praticabile al XXV aprile, dove però non si può fare attività indoor perché il palazzetto costruito dieci anni fa è chiuso perché ci piove dentro e non c'è l'agibilità delle tribune. Una città che non ha uno stadio per il rugby, che ci ha messo dieci anni a ricostruire il Palalido, e parliamo di un bel palazzetto come ce ne sono in tutte le città di provincia, un palazzo che doveva essere la casa del volley e poi scopriamo che il Powervolley per il debutto nelle coppe europee ha dovuto giocare al Pavesi, perché in piazza Stuparich c'erano altre manifestazioni.

Una città che ha costretto l'Armani a rifugiarsi ad Assago e per fortuna c'è quel palazzo (privato) che copre tutte le magagne mai guarite dalla nevicata dell'85 che fece crollare il palasport di San Siro. Una città che ha riaperto il Vigorelli dopo anni ma solo per il football, perché la pista del ciclismo non è più a norma (397 metri invece dei 250 regolamentari per l'attività internazionale), e tutti lo sapevano ma si è fatta comunque questa scelta.

Forse, prima di riempirci la bocca con Milano città olimpica, bisognerebbe trovare la forza di chiedere al governo un vero piano per la ricostruzione di Milano sportiva.

Solo così Solo così vinceremo la nostra Olimpiade.

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