Se n'è andata in silenzio Donata Maria Ghezzi senza essere cosciente d'appartenere alla nuova generazione di filantropi che fanno già tendenza e rientrano negli studi universitari incentrati sui mutamenti della società: uomini e donne che destinano il loro patrimonio non alla famiglia ma al bene dell'umanità. E Donata Maria ha fatto anche un passo avanti, perché nella marea della filantropia che secondo statistiche sta avanzando, in una società che invecchia sempre più e spesso senza eredi, ha aperto un'ulteriore novità: la «filanimalìa» potremmo definirla. La donna milanese ha destinato 375mila euro al canile - gattile di via Aquila. «Ringrazio dal profondo del cuore la signora Ghezzi - ha dichiarato l'assessore Chiara Bisconti, delegata dal sindaco alle Politiche per gli animali - perché ha voluto donare una cifra così importante a un servizio pubblico come il Parco Canile di Milano. Questo nobile esempio è un atto d'amore non solo verso gli animali ma nei confronti dell'intera città: un gesto che fa onore alla memoria della nostra cittadina».
Donata Maria Ghezzi non è la sola, né tantomeno la prima a denominare «eredi» gli amici a quattrozampe, soprattutto i più sfortunati. Nel maggio scorso Cesarina Maccagnan ha avuto lo stesso pensiero: alla sua morte tutto l'intero patrimonio, 60 mila euro, è passato alla medesima struttura di via Aquila che ospita mici e fido abbandonati e sempre in attesa di ricevere un gesto d'affetto che molto spesso, come in questi casi, arriva.
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