Muore e lascia 375mila euro in eredità al canile di via AquilaIl caso

Se n'è andata in silenzio Donata Maria Ghezzi senza essere cosciente d'appartenere alla nuova generazione di filantropi che fanno già tendenza e rientrano negli studi universitari incentrati sui mutamenti della società: uomini e donne che destinano il loro patrimonio non alla famiglia ma al bene dell'umanità. E Donata Maria ha fatto anche un passo avanti, perché nella marea della filantropia che secondo statistiche sta avanzando, in una società che invecchia sempre più e spesso senza eredi, ha aperto un'ulteriore novità: la «filanimalìa» potremmo definirla. La donna milanese ha destinato 375mila euro al canile - gattile di via Aquila. «Ringrazio dal profondo del cuore la signora Ghezzi - ha dichiarato l'assessore Chiara Bisconti, delegata dal sindaco alle Politiche per gli animali - perché ha voluto donare una cifra così importante a un servizio pubblico come il Parco Canile di Milano. Questo nobile esempio è un atto d'amore non solo verso gli animali ma nei confronti dell'intera città: un gesto che fa onore alla memoria della nostra cittadina».
Donata Maria Ghezzi non è la sola, né tantomeno la prima a denominare «eredi» gli amici a quattrozampe, soprattutto i più sfortunati. Nel maggio scorso Cesarina Maccagnan ha avuto lo stesso pensiero: alla sua morte tutto l'intero patrimonio, 60 mila euro, è passato alla medesima struttura di via Aquila che ospita mici e fido abbandonati e sempre in attesa di ricevere un gesto d'affetto che molto spesso, come in questi casi, arriva.

Così come è arrivato nel dicembre 2011, pochi giorni prima di Natale, un furgone pieno di scatolette di bocconcini e croccantini, del valore complessivo di duemila euro, affinché gli ospiti pelosi potessero gustare un buon pranzo natalizio. Anche quella volta la filonimalista era una donna che ha preteso l'anonimato, come buona regola vuole in queste circostanze.

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