Il neo presidente di Assolombardala sfida

«Milano è una tra le città che hanno maggiori potenzialità al mondo. Ed è proprio da qui, dalla Lombardia che può partire la riscossa per il nostro paese, liberandoci da lacci e lacciuoli». Gianfelice Rocca, presidente di Assolombarda intervenuto ieri all'Ambrosianeum alla presentazione della ricerca sulla generazione dei trentenni scuote la platea. Non ne fa un discorso di età, lui. Ma di recupero della competitività. «Dobbiamo abbandonare l'idea che tutte le soluzioni arrivino dallo Stato - ha detto - stiamo diventando “malati di Stato”. Molte di queste cose sono in mano nostra. Non solo di una generazione, ma di tutti noi. Se ci aspettiamo in una situazione come questa di globalizzazione, che dagli stati vengano tutte le soluzioni, abbiamo sbagliato strada e avremo delle grandi delusioni». Ribadisce che «il lavoro è il tema dei temi». C'è quello giovanile dove bisogna «favorire gli stage, migliorare e semplificare l'apprendistato mentre per le fasce di maggior età dobbiamo lavorare per aumentare la produttività. Cercare le soluzioni a costo zero». «Liberare le energie, togliere il freno a mano che ci blocca», esorta Rocca che parla di semplificazione, credito, burocrazia, fisco. «Questi sono i lacci e lacciuoli sui quali dobbiamo intervenire. Abbiamo una disoccupazione cresciuta negli ultimi 28 mesi dal 27 al 40%. Qualcosa non ha funzionato», fa notare. E aggiunge: «Quando si parla di due contratti interrotti da 10 giorni mi sembra che vogliamo difendere un'ideologia, 10 giorni e così ci salviamo l'anima. In Germania dove la disoccupazione al 7 per cento abbiamo tutti la testa nella competizione. Noi dobbiamo mettere la testa nel mondo». Rocca non piange sulla Milano in crisi. Quella che fa vedere lui è una «città dal potenziale altissimo» dove però «tanti piccoli imprenditori stanno perdendo la voglia del fare. E se perdiamo questo siamo morti». Invece in città ci sono eccellenze come il Politecnico dove si gioca la sfida dell'inglese, «la lingua della libertà», il Politecnico che ha tutte «le caratteristiche per competere con le migliori università d'Europa». Un'autonomia da premiare dunque. Secondo lui certi temi come l'energia o le infrastrutture devono essere anche più centralizzate ma altri come l'educazione vanno decentrati. «Non è facile da dire in questo paese ma non si riesce a gestire un milione di insegnanti, la più grande azienda al mondo in modo centralizzato. Noi dobbiamo tornare a premiare il merito dei migliori insegnanti». Essere «pragmatici e non fare ideologie», dice. «Dobbiamo dare un segno al mondo di prendere in mano il nostro destino. Non è che possiamo continuamente aumentare le tasse.

Sarebbe come continuare a estrarre sangue da un malato che sta deperendo. Ora dicono faremo una super patrimoniale, ma la ricchezza è un male? Non dico che non ci voglia una diversa distribuzione fiscale ma la sfida per noi è un'altra».

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