Ancora niente scuola per i bambini lombardi. Sarà un'altra settimana di misure eccezionali nelle scuole, nello sport, nella cultura e nei pubblici esercizi.
Sul fronte sanitario-ospedaliero, infatti, la situazione resta molto critica. «Alcuni ospedali, sono veramente in grave crisi, Lodi, Cremona, sono sovraccarichi di pazienti» ha spiegato Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive e primario dell'ospedale Sacco.
Anche per questo la vita sociale deve restare frenata. Il decreto governativo sarà firmato oggi, ma il suo contenuto è già stato anticipato. Le scuole formalmente riaprono, ma solo - per esempio- per eseguire eventuali interventi manutentivi o di altra natura. Niente alunni dentro insomma, al massimo docenti. Per gli istituti attrezzati, l'ipotesi è quella dello «smart learning». «Personale e docenti si recano a scuola, gli studenti no», sintetizza l'assessore Davide Caparini. Qualche spiraglio anche sui musei, che potrebbero far entrare un numero contingentato di visitatori, ammesso che in questi giorni si registrino improbabili folle agli ingressi. Cauta apertura anche sulle palestre, che potrebbero riaprire, ma con spogliatoi chiusi, mentre per i bar l'apertura si è già avuta, per quei locali che possono disporre di posti seduti e personale al tavolo.
Piccoli spiragli, si aprono solo piccoli spiragli ma l'auspicato ritorno alla normalità si allontana, per la comprensibile esigenza di ridurre, ancora, l'attività sociale, con l'obiettivo di contenere la diffusione del virus.
In una conferenza stampa con tutti gli esperti, la Regione Lombardia ha spiegato di aver proposto al governo di confermare le misure contenute nell'ordinanza firmata dal governatore Attilio Fontana insieme al ministro della Salute Roberto Speranza. La notizia più attesa, quella sulle scuole, si configura dunque come una sostanziale proroga dello stop dato domenica scorsa: una proroga che oggi dovrebbe essere formalizzata in un decreto del presidente del Consiglio dei ministri. «La sospensione delle lezioni» per la prossima settimana - hanno spiegato a Palazzo Lombardia - è un provvedimento diverso dalla chiusura (come blocco di tutti i plessi), e «lascia agli istituti dotati di smart learning la possibilità di attivarlo». In questo modo - ha spiegato il vicepresidente lombardo Fabrizio Sala «solo i docenti possono recarsi a scuola, impartendo i compiti agli studenti a distanza, e continuando in forma molto ridotta l'insegnamento senza bloccarlo totalmente».
Anche le università hanno deciso di andare in questa direzione: la conferenza dei rettori ha comunicato che le Università della Lombardia «ritengono che siano ancora attuali le ragioni cautelative che hanno condotto a sospendere le attività didattiche» e pertanto «le attività istituzionali di tutti gli atenei lombardi sono
sospese fino a sabato 7 marzo». «Al fine di contenere gli effetti negativi di questa emergenza, tutte le Università della Lombardia si sono nel frattempo attivate per offrire agli studenti forme di didattica a distanza».
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