Un palco «sociale» nel segno di Strehler

Il Cooperativa intitola al maestro la stagione: «Un cartellone per tutti»

Marta Calcagno Baldini

A vent'anni dalla scomparsa di Giorgio Strehler il Teatro della Cooperativa celebra il maestro dedicandogli la sua XV stagione teatrale, dal prossimo ottobre a maggio. Per la sua idea di «teatro d'arte per tutti», per il concetto di «accessibilità del sapere al pari dei trasporti pubblici e dei vigili del fuoco», il regista dell'Arlecchino più famoso del Novecento è in effetti un luminare per una sala come quella in via Hermada 8, nata nel 2001 per volontà stessa degli abitanti. Siamo infatti nel quartiere di Niguarda, una periferia che ha una storia secolare e una sua specifica organizzazione: dal 1894 ad oggi le case popolari vengono consegnate a chi ne ha bisogno secondo la formula della proprietà indivisa, con un canone più basso rispetto al costo di un affitto e relativizzato secondo le disponibilità. E il Teatro della Cooperativa, con agevolazioni per gli abitanti del vicinato, nasce per «l'emancipazione morale e intellettuale dei soci», quindi con un significato culturale alto, come voleva Strehler. «Lavoriamo in un quartiere che dovrebbe essere un modello dice Renato Sarti, attore, regista e fondatore del Teatro della Cooperativa, lo scorso 28 giugno alla Casa della Memoria alla presentazione del cartellone-: siamo onorati di dedicare a Strehler la nostra stagione». Che apre infatti con «Maestro! Memorie di un guitto», dal 3 al 5 ottobre, spettacolo scritto, diretto e interpretato da Stefano de Luca, per «raccontare l'esperienza vissuta nell'arco dei dieci anni accanto a Strehler». Prima di «Giorgio Strehler e io», dal 20 al 22 ottobre, in cui anche Gian Carlo Dettori svelerà i suoi quarant'anni come attore alle maggiori regie del Maestro, dal 6 al 15 Renato Sarti firma la regia di «Coppia aperta quasi spalancata», testo di Dario Fo e Franca Rame attuale nel 1982 come oggi, «per valorizzare certe donne e denunciare l'arretratezza emotiva e culturale di certi uomini», Alessandra Faiella con Valerio Buongiorno. Un teatro impegnato, quello della Cooperativa, e non solo a celebrare le figure che ne hanno creato la storia nell'Italia di oggi. Dal 24 al 29 ottobre Marco Rampoldi cura la regia di «Quel che resta di niente», progetto realizzato con Nando dalla Chiesa sul Messico, Nazione che conta 23mila omicidi annuali, per il 2016 al secondo posto al Mondo dopo la Siria e i suoi 50mila.

Un testo che nasce dal gruppo di lavoro del corso di Sociologia della Criminalità Organizzata dell'Università degli Studi di Milano e ha raccolto documenti e testimonianze per una tragedia di dimensioni inimmaginabili. Si parla di «Mafie, maschere e cornuti» in una «giullarata antimafiosa» dal 20 novembre al 6 dicembre per lo spettacolo di Giulio Cavalli in cui svela un lato tragicomico della mafia.

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