Panizza, ovvero l'altro Toscanini

C'era una volta Hèctor Panizza, fermi tutti: chi era costui? Quanti hanno a cuore le vicende del Novecento non possono non ricordare questo personaggio battezzato «l'altro Toscanini». Figlio di Buenos Aires nato in una famiglia italiana ed allievo del Conservatorio «Giuseppe Verdi» di Milano, è stato compositore e direttore d'orchestra.

Un protagonista internazionale della cultura (1875-1927), che ha operato in diversi paesi del mondo senza mai dimenticare il capoluogo lombardo. Non molto è stato scritto su di lui, dunque il saggio dal taglio biografico «Il bravo Ettore L'altro-vita e opere di Hèctor Panizza» (Casa musicale Eco), con la prefazione di Harvey Sachs a cura di Sebastiano de Filippi, arriva come provvidenziale. Gli autori hanno steso un racconto dettagliato e affascinante della vita, delle opere e degli aneddoti riguardanti l'artista, non tralasciando di osservare la vita musicale in Argentina, prima e durante la sua vita, e non trascurando neppure l'attività di autore: Héctor è conosciuto in Argentina per la sua «Canzone della bandiera», composta su un testo italiano vergato da Luigi Illica. Già, Panizza.

Questo maestro ha composto quattro opere, «Il fidanzato del mare» (1897 al Teatro de la Ópera di Buenos Aires), «Medioevo Latino» (1900), «Aurora» (1908 al Teatro Colón di Buenos Aires); il suo lavoro di maggior successo è

stato l'aria del tenore «Alta en el cielo» (nella seconda versione spagnola divenne poi la canzone patriottica dei bambini dove a scuola la cantano come inno alla bandiera) e «Bizancio» (1939 al Teatro Colón di Buenos Aires).

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