Parisi lancia la sfida a Renzi: «Incontro su tasse e sviluppo»

Mr Chili: «Il premier? Spero di vederlo martedì» Lavoro e partecipate, ieri il confronto fra candidati

Maria Sorbi

La mossa di Stefano Parisi arriva elegante e inaspettata. E spiazza un po' tutti. «Spero di incontrare il premier Renzi, gli manderò una lettera ufficiale di richiesta. Gli vorrei parlare di finanza pubblica». Parisi sa benissimo che martedì Matteo Renzi sarà a Milano per lanciare la volata finale del candidato Pd Giuseppe Sala. O almeno per fargli da stampella negli ultimissimi giorni prima del voto. E che fa? Mette in atto una strategia manageriale più che politica: si comporta come se fosse già sindaco. E se ne infischia delle bandiere. Lui ha da dire delle cose al governo da parte della città e scavalca le logiche della campagna elettorale. A Renzi Parisi deve chiedere innanzitutto una cosa: «Vorremmo restituiti i soldi dell'Imu e delle tasse locali che i governi hanno sottratto agli enti locali. Vorrei parlargli di come la città metropolitana qui a Milano non funzioni per colpa della legge Delrio. Di come a Milano si possa riprendere un ragionamento sull'area Expo che coinvolga maggiormente la città e che non venga deciso a Palazzo Chigi». Infine «vorrei parlargli di un metodo, che avevamo anche con Romano Prodi» cioè «una presenza più frequente del presidente del Consiglio a Milano» che sia «di ascolto» e per «fare in modo che palazzo Chigi capisca che da qui riparte lo sviluppo dell'Italia». Parisi lancia il suo appello pubblicamente dal palco del cinema Anteo, durante l'incontro organizzato dai sindacati Cgil, Cisl, Uil tra i candidati sindaci.

«Sala e Parisi praticamente si contendono Renzi, entrambi lo vogliono conoscere ed incontrare» dichiara, ironico, il candidato sindaco della sinistra-sinistra Basilio Rizzo. «Sono sempre più sovrapponibili, i due manager. Noi pensiamo che sia assolutamente inutile incontrare Renzi, vista la sua pervicace politica di tagli ai Comuni, il continuo attacco ai diritti del lavoro e la riforma della Costituzione che mina nei fatti la democrazia parlamentare».

Ma Sala frena e rifiuta l'immagine dei manager-sindaco fotocopia. «Le differenze tra me e Parisi sono venute fuori. Una sensibilità diversa quando parliamo del lavoro da fare in periferia, per esempio». Il candidato Pd non si scompone nemmeno sul presunto passo indietro di Sala nei suoi confronti. Il premier qualche giorno fa ha dichiarato: «Spero che Sala vinca a Milano, ma non sono mica il mago Otelma». Ai maligni che leggono tra le righe un po' di incertezza, Sala risponde: «Anch'io su questo sarei prudente, la prudenza non costa nulla, ma io me la sento bene. Poi è chiaro, questa è la mia prima campagna elettorale, magari sono un po' deviato nella mie sensazioni, ma le sensazioni sono positive».

Ieri, a vivacizzare il dibattito fra i candidati ci ha pensato il caso

Cappato. Il candidato radicale ha platealmente contestato il mancato invito. Poco prima che iniziasse il confronto, Cappato è salito sul palco ma è stato immediatamente allontanato «da un energumeno del servizio d'ordine».

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