Alle 11.40, all'Apollo va in onda Stefano Boeri, «la vendetta». Il giorno dopo il licenziamento e le spiegazioni in aula del sindaco («non c'è più fiducia, serve una squadra coesa non chi esce dalla giunta e fa la spia ai giornali perchè è in dissenso»), l'ex assessore ha radunato ieri mattina supporter e stampa nel cinema a due passi da Palazzo Marino. Sala strapiena ma pochi volti noti, c'è l'architetto Enzo Mari, il promoter Claudio Trotta, le sciure della Milano bene che lo accolgono in piedi e con un lungo applauso. Arrivano i renziani (o rottamatori) del Pd, Gabriele Messina, Carlo Monguzzi, Roberto Caputo, Filippo Barberis, si presenta Lamberto Bertolè in pole per diventare capogruppo in Comune, Luca Gibillii di Sel, la capogruppo della Sinistra x Pisapia, Anita Sonego. Boeri parte piano. L'elenco dei risultati e i progetti in cantiere, tanto per mettere il timbro su quello che sarà ora Filippo Del Corno ad inaugurare. Le prime accuse pesanti sono per a Pisapia, che definisce en passant «un sindaco straordinario», ma «è stata una caduta di stile usare questioni come consulenze o spese personali per motivare un licenziamento di natura politica». Non si riconosce in chi spiffera ai giornalisti - una caccia alla spia che fa assomigliare Pisapia a Beppe Grillo - ma «questa enfasi sulla segretezza non appartiene alla mia cultura, io penso che le riunioni di giunta dovrebbero essere aperte a tutti, e questa è la vera follia. Tutto ciò per fortuna non mi appartiene più». Dice basta anche ad «un populismo inutile, non ne posso più di appelli alla partecipazione se non è concreta». Parla di «sconforto» per un'esclusione «inspiegabile, ingiusta, scorretta, immotivata».
La vendetta va gustata lenta. Dunque lascia per ultimo l'affondo pesante al Pd, dove la resa dei conti tra i renziani e i dirigenti bersaniani è partita il giorno dopo la sconfitta di Ambrosoli in Regione. «C'è stato un concorso di colpa - sostiene Boeri - sono stato avvisato da giornalisti che sabato era in corso una riunione tra sindaco e il dirigente regionale e provinciale», Maurizio Martina e Roberto Cornelli. «Il Pd non esiste, lo guidano ragazzotti incompetenti e irresponsabili, è un partito che non pensa a rigenerarsi ma solo a far sopravvivere la tal corrente». Pierluigi Bersani? «Ho ricevuto un messaggio solo da Renzi. Bersani non lo sento da un anno, da quando dissi che a mio parere Penati sotto inchiesta doveva dimettersi dalla Regione è calato un freddo glaciale, e questo evidentemente ha avuto risvolti anche nella mia posizione in giunta, purtroppo». Ma sogna il rinnovamento e non lascia il partito.
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