Quella che era una «pallidissima speranza», è tramontata già nel giro di poche ore. Se non di minuti. Il Pdl, almeno quello lombardo, ha scelto. E non ha scelto Gabriele Albertini e il suo progetto civico-centrista. Quello di chi, anche ieri, si è definito il «piccolo, anzi piccolissimo Monti Lombardo». E ha, ancora un volta, minacciato di stracciare la tessera del Pdl. Il suo partito che adesso abbandona anche gli ultimi tentennamenti e punta dritto all'alleanza con la Lega che dovrebbe portare in dote anche i Fratelli d'Italia, la nuova formazione degli ex an. Ma non solo.
A pochi passi dalla sala in cui l'ex sindaco presentava il Movimento Lombardia civica, la lista che sostiene la sua candidatura alle regionali, al termine della riunione dei coordinamenti provinciale e cittadino del Pdl nella sede dell'Unione del Commercio in corso Venezia, il responsabile lombardo del Pdl Mario Mantovani è stato categorico. E ha definito Albertini «un Micciché lombardo che lavora per consegnare alla sinistra la Lombardia. E noi non possiamo correre dietro a tutte le schegge impazzite». La sua, dice, è «una candidatura del tutto personale in uno schieramento centrista che in Lombardia mi pare abbia tra il 2 e il 3 per cento». E annuncia che «siamo pronti ad andare avanti sulla nostra strada, sostenendo Maroni». E la Lega, sostiene Mantovani, «sa benissimo che se va da sola perde e si condanna all'irrilevanza nazionale e locale». Pietra tombale sul patto con Albertini e apertura a quello tra Berlusconi e Maroni per le prossime elezioni politiche. Perché i due dovessero andare insieme in Lombardia, non potranno non farlo anche sullo scacchiere nazionale.
Prove di dialogo, dunque, confermate dall'ex ministro Mariastella Gelmini che probabilmente con Maroni costituirà un ticket elettorale e in caso di vittoria sarà la sua vice. Albertini, attacca, «ha fatto fin dall'inizio corsa a sé, tra l'altro senza preoccuparsi del fatto che provocando la divisione del centro destra avrebbe offerto un colpevole aiuto alla sinistra. Ora il tempo è scaduto e il nostro obiettivo è vincere: con Berlusconi in campo a livello nazionale e con Maroni in Lombardia».
Duro botta e risposta, invece, tra Albertini e Maroni. «Noi partiamo dal 25 per cento - dice l'ex sindaco citando un sondaggio - e siamo secondi con una buona possibilità di arrivare primi, perché è appena cominciata la campagna elettorale e l'ottimo Ambrosoli ha un voto di schieramento, mentre Maroni è già terzo col suo voto di appartenenze e quindi è fuori gioco». Immediata la replica leghista, con Maroni che twitta un lapidario «Sondaggio Swg: la lista Albertini non supera il 7 per cento. Bene, avanti per vincere». Ironico il segretario lombardo della Lega Matteo Salvini: «Il Natale ci porta in regalo una buona notizia: un pezzo dell'Udc sosterrà Ambrosoli. Un altro pezzo dell'Udc sosterrà Albertini. Nessun residuato democristiano invece sosterrà Maroni. Bene, allora si può vincere». Non solo.
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