Nuovi e vecchi fascisti. Il pericolo è solo ed esclusivamente nero. Migliaia di milanesi sabato hanno raggiunto Como, eletta a capitale della mobilitazione antifascista dopo il blitz di un gruppo di «skinheads». C'erano i vertici delle istituzioni e dei partiti di sinistra. E chi mancava aderiva idealmente, come il sindaco di Milano Beppe Sala, che ha condiviso anche la mozione - presentata in Consiglio da David Gentili - che chiede di una sorta di autocertificazione di fede antifascista come condizione per avere spazi, patrocini e contributi comunali. Iniziative simili sono state adottate in altri Comuni.
L'allarme antifascista è condiviso, accorato, urgente. Nessuno, invece, avverte in alcun modo altri pericoli. È passata inosservata, per esempio, la comparsa sui muri di Milano di scritte inneggianti alle Br. Le foto diffuse dal consigliere Max Bastoni (Lega) hanno documentato la presenza in zona Loreto e in via Dei Transiti di manifesti simili, proclami deliranti che dipingono come eroi gli esponenti delle Nuove brigate rosse, responsabili per esempio dell'assassinio del professore Marco Biagi, ucciso per aver studiato una riforma del mercato del lavoro. Scritte del genere sono comparse a Piola. «Mentre Sala si fotografare col pugno chiuso - ha detto l'ex vicesindaco Riccardo De Corato, storico esponente della destra milanese - Milano viene tappezzata da manifesti inneggianti le Br». Altri leghisti, intanto, ieri hanno inviato a Bastoni le fotografie di un volantino, che dicono affisso alla bacheca di una casa popolare in viale Golgi. Il volantino firmato da «anarchici antifascisti antirazzisti» formula un auspicio-appello: «Fuoco a tutte le sedi dei fascioleghisti», e individua «il vero nemico» in «Forza nuova, Casa Pound, Lega Nord, Forza Italia. Tutte facce della stessa medaglia», si legge. D'altra parte i centri sociali di San Siro, terribilmente irritati per il fatto di essere stati sgomberati da un campo sportivo occupato ovviamente in modo abusivo, sono andati a minacciare sotto casa il presidente di Zona Marco Bestetti. Trattasi di «bravi ragazzi» di sinistra che per l'ex capogruppo azzurro Pietro Tatarella, però, sono interlocutori del Comune: «Stanno parlando con l'amministrazione per uno spazio vicino alla biblioteca», ha spiegato. Bestetti intanto ha dovuto attendere un giorno e mezzo per ricevere la solidarietà del sindac e dell'assessore Carmela Rozza. E i colleghi antifascisti? Silenzio.
E chissà quando dovrà aspettare chi si è chiesto se e quando la sinistra prenderà le distanze dagli eccessi sentiti sabato in piazza Cavour, al presidio di musulmani e filopalestinesi: gli slogan pro Intifada e contro Usa e Stato ebraico: «Slogan contro Israele, bandiere palestinesi e drappi rossi con falce e martello. La sinistra milanese prenderà pubblicamente le distanze anche da questi estremisti?» ha chiesto Paolo Bassi, presidente di Zona 4. Il presidente della Casa della cultura islamica Benaissa Bounegab ha visto in piazza la presenza massiccia di «veri democratici» ma almeno ha pregato Dio affinché «inondi la Terra santa con tanta giustizia e tanta saggezza». E anche la consigliera Pd Sumaya Adbel Qader, temendo eccessi, aveva preventivamente consigliato: «L'importante è mobilitarsi con conoscenza e coscienza e non per pura reazione emotiva o strumentale».
E a chi la criticava ha fatto notare che «non pochi tra quelli impegnati per la legittima causa palestinese sono guidati principalmente dall'emotività senza consistenza politica, il che è poco utile alla causa stessa anzi». Per ora è l'unica eletta Pd che ha proferito parola.
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