Non sono di sinistra, non sono soddisfatti, non sono violenti. Un primo identikit lo si costruisce così, per esclusione. I Forconi, oggetto misterioso delle piazze italiane, non rispondono ai parametri della politica e sfuggono all'analisi dei sociologi. In piazzale Loreto, centro della protesta milanese, arrivano a essere circa 3-400. Esclusi simboli e colori politici, vietate le bandiere se non sono italiane, su tutto domina il tricolore. Chi sbucasse dalla metropolitana inconsapevole di trovarsi di fronte a una manifestazione li scambierebbe tranquillamente per una folla di tifosi italiani in festa per un successo ai Mondiali. Anzi, arrabbiati per una sconfitta, magari dipesa dall'arbitro.
I cori prendono in prestito ritornelli e cadenze dello stadio, gli slogan rappresentano un mondo completamente estraneo non solo all'ideologia ma anche al linguaggio della politica, considerata alla stregua di una parolaccia. Sono un magma confuso e senza nome.Fra loro, poche cose in comune. Fra queste la delusione. «Non cercate di capire questa piazza - dice qualcuno - tanto non ci riuscirete».
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