Picchiata e stuprata ai giardini da un clandestino pregiudicato

Per lei l'incubo si è materializzato l'altra sera mentre aspettava l'autobus: «Era orribile, senza denti, il viso segnato da cicatrici, sporco, puzzava come chi non si lava da settimane». Una sorta di mostro che tra un insulto e una minaccia l'ha getta a terra, l'ha pestata selvaggiamente, le ha strappato i vestiti e l'ha stuprata. Le sue grida disperate hanno allertato un vicino che ha chiamato il 112. E se i carabinieri non sono potuti arrivate in tempo per evitare il peggio hanno almeno arrestato, dopo una caccia durata due ore, il bruto, un irecheno di 32 anni.
Sono circa le 22 quando quattro equipaggi dei carabinieri arrivano a lampeggianti accesi, in via Odazio dove un residente ha segnalato un lite violenta. Quel che trovano invece è molto peggio. Una donna di 42 anni a terra, sopra lo straniero che alla vista degli equipaggi si alza e fugge. Alcuni militari soccorrono la donna, altri si mettono a caccia dello stupratore. Sarà lei stessa a corroborare le ricerche con una descrizione molto accurata: «Jeans e giubbotto con una manica strappata, gli l'ho rotta io nella lotta. Volto sfregiato, mezzo sdentato». I carabinieri lo rintracciano poco distante e iniziano a ricostruire lo strazio della povera donna.
Lei abita al Giambellino e l'altra sera poco le 21 esce per andare a prendere un mezzo che l'avrebbe portata a casa di un'amica per preparare la festa dell'ultimo dell'anno. Fatti pochi metri, sente qualcuno che la segue, allunga il passo ma in via Odazio viene raggiunta all'altezza di un giardinetto. Due braccia l'afferrano, uno voce biascicante la insulta: «Brutta italiana...» e poi i soliti epiteti di chi considera una donna solo un oggetto. La vittima cade a terra, cerca di resistere e viene riempita di botte, calci e pugni anche sulla testa, fino a vincere la sua resistenza. L'energumeno riesce a spogliarla e consumare un rapporto sbrigativo, però, non ancora contento, torna di nuovo all'assalto.
Ma i suoi insulti e le invocazioni della donna, arrivano alle orecchie di un residente che pensa al litigio di una coppia e comunque chiama i carabinieri. In pochi istanti arrivano tre auto del Radiomobile e una del nucleo investigativo. Il predatore, sorpreso dai lampeggianti si dà alla fuga. I carabinieri soccorrono la donna che fornisce una precisa descrizione del bruto, compreso la mancanza delle scarpe, perse anche queste nella colluttazione. Scatta la caccia all'uomo. Gli equipaggi battono la zona fino a quando, un paio di ore dopo, lo rintracciano non distante, sotto il cavalcavia della ferrovia in piazza Tirana, ranicchiato in un anglo. Lo identificano come un clandestino senza fissa dimora, con precedenti per furto e lesioni. Tutto corrisponde: la bocca sdentata, le cicatrici sulle guance, il giubbotto strappato, persino la terra sui piedi, dopo aver corso scalzo fino al suo rifugio.

Lo straniero finisce in carcere, mentre per la donna inizia ora un periodo di paura. Portata alla Servizio violenze sessuali della Mangiagalli, riceve le prime cure inattesa di iniziare la consueta profilassi per prevenire gli eventuali rischi di quel rapporto non protetto a cui è stata costretta.

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