«Pisapia ci considera meno dell’opposizione»

Le nostre proposte rimaste inascoltate

«Pisapia ci considera meno dell’opposizione»

«Un voto favorevole nonostante tutto, ma che ha bisogno di essere spiegato perché tutte le cose che ho proposto sono state rigettate» la sua dichiarazione di voto sul bilancio. Marco Cappato, consigliere dei Radicali cosa significa?
«Due sono le questioni che contesto: di merito e di metodo».
Cosa contesta nel merito?
«Ho chiesto di dare una chiara traduzione in impegno economico finanziario delle questioni poste dai referendum ambientali, ma nel bilancio non c’è traccia di ciò».
Ed è passato quasi un anno...
«Infatti, dopo cinque mesi di mio non voto in aula la giunta ha approvato una delibera in cui fa propri gli obiettivi dei referendum. Ma questo non basta, manca la volontà di trasformarli in realtà. Va predisposto un piano per le spese e gli investimenti che permetta di dare attuazione a quanto chiesto dalla volontà popolare».
Quanti emendamenti ha presentato?
«Cinque emendamenti che chiedevano appunto la realizzazione dei quesiti referendari, con l’eccezione di Area C che è già stato realizzato. L’unico mio emendamento che è stato accolto prevede il trasferimento di 50.000 euro dai fondi per i gemellaggi delle città all’assistenza per i carcerati.
Lei ha detto che forse sarebbe stato ascoltato se avesse presentato cento emendamenti o chiesto consiglio a Lepore, consigliere della Lega Nord
«Sì, perché il problema non è la soddisfazione di questa o di quella proposta, ma il passaggio dall’ordinaria amministrazione a una vera e propria svolta ecologista e ambientale».
Quali sono le altre proposte rimaste inascoltate?
«Continuo a chiedere che il Comune si smarchi, primo e unico in Italia, dai poteri forti dei partiti imponendo il pagamento delle multe per le affissioni abusive, pari a 7 milioni di euro più un milione di verbali non contestati. Certo, non sono otto milioni che risolvono i problemi di bilancio, ma sarebbe senza dubbio una scelta di legalità rappresenterebbe veramente un segnale di rottura».
E la questione di metodo?
«Trasparenza e legalità dovrebbero diventare le parole d’ordine di questa amministrazione. E bisogna investire in questo. Il ricatto temporale e l’ostruzionismo sono stati veramente dannosi per la discussione sul bilancio, che andrebbe portata avanti in maniera completamente diversa».
Da più parti si parla della necessità di modificare il regolamento comunale, che ne pensa?
«Quel regolamento è veramente allucinante, è stato fatto da Pci e Dc in pieno stile Prima Repubblica per permettere una cogestione dell’aula. Di fatto impedisce di fare cose significative, serve solo per trovare compromessi fatti di negoziazioni segrete. Attenzione, serve un cambiamento non per cancellare l’opposizione ma per permettere alla maggioranza di assumersi la responsabilità di prendere delle decisioni».


Quale il metodo da seguire dunque?
«Quello improntato alla trasparenza che permette la vera partecipazione: sarebbe necessario pubblicare con anticipo le delibere per permettere a cittadini e consiglieri di valutarle e di presentare, con il contributo dei milanesi, delle proposte costruttive. E tempi certi per la discussione e per l’approvazione dei provvedimenti».

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