Le primarie flop incoronano Ambrosoli

Stravince Umberto Ambrosoli, secondo le previsioni (e gli auspici) dei vertici del Pd, che lo avevano sostenuto a ranghi compatti, senza differenza tra bersaniani e renziani. Con l'aiuto e anzi la spinta del sindaco, Giuliano Pisapia, che lo ha preferito ad altri candidati più a sinistra.
La festa è al teatro Puccini di corso Buenos Aires, come per la vittoria di Pisapia. Anche se queste solo primarie e le elezioni vere per il Pirellone dovranno attendere febbraio. Ambrosoli promette ai concorrenti sconfitti un lavoro comune sul programma: «Adesso avanti tutti insieme». Nel pomeriggio, già certo della vittoria, era stato più pragmatico: «Non basta partecipare alle primarie per avere un posto da assessore». Preferisce come avversario Albertini o Maroni? Sicuro: «Tutti e due».
Buona affermazione - soprattutto a Milano - di Andrea Di Stefano, il giornalista sostenuto da Rifondazione comunista e tanto gradito alla sinistra radicale da essersi già aggiudicato la nomination da capolista di Sel alle regionali di febbraio. La proposta a tempo di record è arrivata dalla capogruppo al Pirellone, Chiara Cremonesi. Ma lui la boccia, consapevole di avere supporter anche nel Pd: «Mi sembra vecchia politica. Se uno dice voto Ambrosoli e poi Di stefano capolista, non mi piace il modo».
Terza classificata la primario ginecologo della Mangiagalli, Alessandra Kustermann, che ha convinto più nelle province che a Milano. Ma nel capoluogo si è votato molto più che altrove. Alessandra Kustermann dice di non essere delusa, però l'amarezza traspare: «Un 20 per cento non avendo neppure un partito alle spalle è un risultato più che soddisfacente. È anche la dimostrazione che nelle primarie civiche sono i partiti che hanno la possibilità di determinare il successo o la sconfitta dei candidati». Aggiunge: «I partiti avevano sbagliato a pensare di non dover fare le primarie».
In totale hanno votato circa centocinquantamila persone, molte meno delle quattrocentocinquantamila che si erano mobilitate per la disfida lombarda Renzi-Bersani. E oltre la metà dei votanti è a Milano, segno che la competizione ha appassionato la città, ma molto meno il resto della Regione, che però sarà determinante quando si tratterà di scegliere il presidente della Regione. Nelle valli bergamasche, nel Bresciano o a Sondrio, tanto per fare qualche esempio, sono andati a votare in pochi. E la prova primarie non può essere considerata un test decisivo per garantire il gradimento degli elettori del centrosinistra in Lombardia.
Tutti e tre i candidati hanno votato in centro.

Alle 10 Ambrosoli, nel circolo del Pd Magenta, dietro corso Vercelli. A mezzogiorno Kustermann in via De Amicis. Di Stefano nel pomeriggio al circolo Arci di via Bellezza. Punti di riferimento della borghesia di sinistra.

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