Profughi tra cortei e striscioni. È la lezione dei no global sull'"agitazione permanente"

I centri sociali fomentano i migranti in piazza: «No centri di accoglienza ghetto, sanatoria per tutti»

Profughi tra cortei e striscioni. È la lezione dei no global sull'"agitazione permanente"

C'è chi si è lamentato perchè «il cibo nei centri di accoglienza è sempre lo stesso» e i corsi di italiano sono «pochi e male organizzati», chi dice «no ai ghetti» come la tendopoli di Bresso. Davanti a tutto c'è la consapevolezza che su cento che presentano la richiesta d'asilo almeno settanta arrivano da Paesi non in guerra, sono clandestini o «finti profughi», come li definiscono i politici di centrodestra. Rischiano di essere rimpatriati. Il ministro dell'Interno Marco Minniti e quello della Giustizia Andrea Orlando sono i firmatari del decreto sul contrasto all'immigrazione irregolare che nei giorni scorsi è diventato legge, i loro nomi erano sui cartelli di protesta agitati dai migranti durante il corteo organizzato nei giorni scorsi con l'aiuto dei centri sociali. I no global li hanno presi sotto la loro ala, hanno promosso un paio di assemblee la domenica in piazza Duca d'Aosta in cui hanno spiegato chiaro ai profughi che devono organizzarsi in movimento, difendere i diritti con gli striscioni, i megafoni. Chissà che presto o tardi non arrivino anche le molotov. Nel mirino ci sono Orlando e Minniti, ma anche il Pd che governa il Paese e c'è già aria di contestazione in piazza il prossimo 25 aprile, quando i dem sfileranno con il colore blu a sostegno dell'Europa.

L'agitazione di lunedì scorso è finita sotto l'assessorato al Welfare di Pierfrancesco Majorino, che ha voluto partecipare all'assemblea e sentire le ragioni dei migranti, ed è tra quelli che hanno già sposato lo slogan «No one is illegal», «nessuno è illegale», una decina di giorni fa ha sostenuto che per evitare che i clandestini (i migranti che non ottengano lo status) finiscano nel circuito dei clochard andrebbero regolarizzati. Una bella sanatoria collettiva. «Ciò che ora occorre fare - è la linea che corre sui canali dei movimenti no global - è creare un vero e proprio stato di agitazione permanente. Non saranno le singole manifestazioni, magari anche molto partecipate, a poter cambiare realmente la situazione. Solo con una continua pressione quotidiana che possa reclamare un cambiamento radicale dello stato di cose presente si può auspicare a un superamento della condizione di ingiustizia che lede le condizioni di vita di centinaia di migliaia di persone in Italia. Il punto di partenza sono, come sempre, quei luoghi in cui le ingiustizie si manifestano nella forma più esplicita, come i Centri di accoglienza straordinaria. E sarà proprio di fronte a questi luoghi che si svolgeranno le prossime iniziative.

In futuro sono previste anche diverse manifestazioni molto partecipate in cui i migranti avranno il loro più che meritato protagonismo». Tra queste «il festival antirazzista del 22 Aprile a Pontida, il corteo del 25 Aprile e la Mayday del primo Maggio».

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