Protesta dei maestri, niente festa di Natale

Protesta dei maestri, niente festa di Natale

Per protesta contro i tagli e contro Monti, niente canzoncine o brindisi in classe con genitori e bambini. La protesta di alcuni degli insegnanti dell'istituto comprensivo Pascoli è una «non-festa» di Natale. Sabato prossimo, 15 dicembre, nelle scuole elementari di via Rasori e via Ruffini ci sarà la tradizionale giornata di «Scuola Aperta» ma, così come è stato deciso in assemblea sindacale, ogni insegnante potrà decidere se festeggiare o meno con la propria classe. La maggior parte di maestri in Rasori ha optato per la «non-festa», mentre in Ruffini sono solo 4 o 5 le classi che aderiscono alla protesta. I bambini però, festa o non festa, dovranno entrare a scuola alle 8.30 e i genitori potranno comunque fare un giro in classe a partire dalle 11. In queste scuole infatti, come in molti altri istituti della città, il sabato prima di Natale viene considerato come un giorno di lezione a tutti gli effetti. Fa parte di quelle giornate gestite in autonomia della scuola. Viene svolta regolare attività didattica, chi è assente deve portare la giustificazione. Ovviamente la «didattica» assume una connotazione un po' speciale. I genitori possono entrare nelle classi, molti si danno da fare per organizzare la lotteria, le vendita dei libri e altre iniziative per raccogliere i fondi da destinare alla scuola. In alcune scuole spesso diventa l'open day, dove chi dovrà iscriversi va a curiosare tra le aule, incontra gli insegnanti, parla con i genitori. Una giornata che per tradizione si mescola con il brindisi natalizio. E che, ovviamente, i bambini attendono con grande eccitazione. È la festa di Natale. Quella fatta da sempre di canzoncine, recite, lavoretti, dove i genitori che hanno più figli devono farsi in quattro per non perdere gli strazianti ma irrinunciabili cinque minuti di flauti in concerto. Quella che dà alla scuola quel sapore dolce di panettone, indimenticabile come il primo brutto voto oppure la litigata con gli amici del cuore. Una giornata dei bambini, per i bambini che in alcune classi quest'anno si sono fatti dei bei pianti. «Come glielo spieghi a sei o sette anni che non si può cantare “Jingle bells“ perché la maestra sta protestando contro i tagli e contro Monti?», si domanda un genitore che come altri non discute le ragioni della protesta ma lo «strumento» utilizzato. «È una pugnalata al cuore per i bambini», commenta Jhon Carones un papà della scuola. «Si sa quanto i bambini ci tengono a questa giornata perché devono ricadere su di loro le colpe degli adulti quali che esse siano?» si chiede. I genitori hanno manifestato apertamente il loro dissenso in consiglio di istituto sperando fino alla fine che la protesta prendesse altre strade.

«Siamo rimasti dispiaciuti non tanto per il brindisi ma perché i bambini si erano preparati», racconta Alessandra Colombo del consiglio di istituto. «Posso capire la protesta - commenta Valeria Rossi, una mamma - e tutti comprendiamo, ma così è triste e sembra quasi una punizione per i bambini».

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