Abderrahim Moutaharrik, marocchino campione di kickboxing, e Abderrahmane Khachia, connazionale anche lui arrestato quasi un anno fa, erano «fortemente determinati a porre in essere attentati terroristici, uccidendo gli occidentali». Lo scrive il gup di Milano Alessandra Simion nelle motivazioni della sentenza con cui, il 14 febbraio scorso, ha condannato i due a sei anni di reclusione con l'accusa di terrorismo internazionale per presunti legami con l'Isis.
Il gup, che ha accolto l'impianto accusatorio dei pm Enrico Pavone e Francesco Cajani, del pool guidato da Alberto Nobili, ha anche condannato a cinque anni la moglie di Moutaharrik, Salma Bencharki, e a tre anni e quattro mesi Wafa Koraichi, sorella di Mohamed Koraichi, marocchino che assieme alla moglie italiana e ai loro tre figli ha lasciato l'Italia per combattere in Siria.
Secondo il gup, i quattro erano spinti da «una distorta ideologia religiosa» e da «un odio generalizzato verso gli appartenenti a qualsiasi altra confessione, che aveva determinato gli imputati a proclamarsi pronti ad agire a costo di perdere la propria vita».
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