«La Quaresima porti pentimento ai corrotti»

«La Quaresima porti pentimento ai corrotti»

Inizia domenica prossima la Quaresima, i quaranta giorni di penitenza che preparano alla Pasqua. E il vicario generale, monsignor Mario Delpini, ha scritto una lettera ai fedeli per ricordare loro quale sia «il digiuno gradito a Dio» e cioè «operare la giustizia e soccorrere i bisognosi». Non solo astensione dal cibo ma anche, soprattutto, il ricorso alla Confessione, al pentimento, alla riparazione. In particolare per coloro che hanno mancato «sperperando il denaro pubblico». E il pensiero vola alle molte vicende politiche e giudiziarie che hanno coinvolto i politici del Pirellone.
Il vicario dell'arcivescovo Angelo Scola si rivolge a tutti, ma anche a qualcuno più che a qualcun altro: «Un appello al pentimento e a riparare il male compiuto deve essere rivolto in modo particolare a coloro che hanno commesso ingiustizia sfruttando il lavoro altrui, sperando il denaro pubblico, cercando un ingiusto vantaggio personale nell'esercizio di un servizio alla comunità».
Il documento della Diocesi tocca temi difficili della vita personale e familiare e si rivolge con singolare attenzione alle donne che hanno abortito, alle coppie che vivono la crisi e il dramma della separazione o che hanno stabilito una nuova unione dopo il divorzio. «Desidero rivolgere una parola di speranza e di incoraggiamento in modo particolare a coloro che si sono resi colpevoli di aborto» scrive Delpini e cita San Paolo: «Lasciatevi riconciliare con Dio». L'aborto è «un peccato grave, al quale è connessa la scomunica e ne portano la responsabilità tutti coloro che vi partecipano e anche coloro che inducono le donne ad abortire con pressioni vario genere». Ma «la Chiesa desidera perdonare coloro che sono veramente pentiti», il vescovo può dare facoltà di assoluzione ai sacerdoti e in molte chiese (a partire dal Duomo) i confessori possono assolvere grazie a questa facoltà.
Un salvagente è lanciato alle coppie in crisi.

«La separazione non deve essere ritenuta irrimediabile e anche persone che hanno litigato o si sono fatte del male possono riconciliarsi». E a coloro che hanno contratto nuove unioni dopo il divorzio arriva l'invito «a non distaccarsi dalla partecipazione attiva alla vita della Chiesa».

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