Regione mette in mora Sala «Moschee, è inadempiente»

Foroni chiede il ripristino e di applicare sanzioni: «In via Cavalcanti c'è chiara omissione di intervento»

Alberto Giannoni

Palazzo Marino inadempiente. Con l'assessore all'Urbanistica Pietro Foroni, la Regione mette in mora il Comune di Milano, denunciando l'inerzia sui centri islamici abusivi. Non si ferma, dunque, il braccio di ferro fra i principali palazzi delle istituzioni milanesi e - dopo i dissidi su Area B e sulla tariffazione dei mezzi pubblici - la guerra ora coinvolge anche il tema dei luoghi di culto del capoluogo. E ieri si è aperto anche il fronte dei cimiteri, con Sala che ha annunciato l'intenzione di non tenere troppo in considerazione il «no» ai cimiteri per soli islamici approvato martedì in Regione. Sulle moschee, a dire il vero, la contrapposizione era già partita da tempo: il sindaco infatti vuol dare il via libera ai centri islamici (il sindaco lo ha ribadito anche pochi giorni fa) e la Regione al contrario vuole fermarli. Il Comune fa sul serio: pochi mesi fa ha scritto e inserito nel Pgt - e ora sta approvando - un piano delle attrezzature religiose che è piuttosto generoso con le associazioni islamiche, con due centri nuovi da realizzare (ora ridotti a uno) e quattro da «sanare».

A dicembre il Pirellone ha risposto dicendo «no alle sanatorie» e lo ha fatto con un ordine del giorno presentato dal sottosegretario Fabio Altitonante (Forza Italia) e firmato fra l'altro anche dai capogruppo Gianluca Comazzi (Fi) e Roberto Anelli (Lega).

Proprio dall'abusivismo prende le mosse l'iniziativa di Foroni annunciata ieri. Partecipando a un convegno organizzato dal gruppo del Carroccio e dedicato all'islamismo, l'assessore ha preannunciato una lettera indirizzata al Comune: una messa in mora in piena regola, focalizzata su una moschea in particolare, via Cavalcanti: «Perchè è chiaro -spiega- che si tratta di omissione di intervento». Ma applicabile a tutti quei centri che il Comune considera «informali» e che la Regione definisce invece «abusivi» perché non titolati dal punto di vista urbanistico a ospitare attività di culto (nel Comune di Milano non è previsto oggi un solo centro con questi requisiti). Foroni scrive a Palazzo Marino richiamandosi alla legge regionale, e ribadendo che il Comune ha tutti gli strumenti per intervenire e deve farlo, ordinando per esempio la rimessa in pristino ed eventualmente sanzionando, visto che per l'assessore si tratta di «abuso edilizio», un illecito in genere viene contestato a chiunque, famiglie o imprese che siano. Foroni ha anche specificato che in caso di inadempienza i soggetti interessati - cioè i privati, per esempio condomini e confinanti - possono chiedere l'intervento dei poteri sostitutivi in capo all'ente superiore (in questo caso la città metropolitana). l caso di via Cavalcanti è da tempo uno dei più problematici della città. Per chiudere spinge molto la Lega, che dal 2016 ha in mano la Zona 2. Ma a dire il vero già nel 2015 - quindi prima ancora delle ultime Comunali - era stata approvata una mozione presentata dalla Lega ma votata anche dal centrosinistra. Su questa reiterata richiesta di chiusura il presidente di Zona 2 Samuele Piscina ha insistito molto negli ultimi anni.

E un anno e mezzo fa ha portato proprio in via Cavalcanti, per un presidio, il leader leghista Matteo Salvini, insieme all'allora assessora regionale Simona Bordonali. E Foroni ha specificato espressamente che il contenuto della missiva deve ritenersi esteso anche a tutti gli altri luoghi di culto irregolari presenti in Milano.

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