Da più quartieri, i milanesi chiedono di poter utilizzare liberamente i giardini pubblici sotto casa. Un diritto scontato? In realtà no, non sempre è possibile, né in centro, né in periferia.
In piazza Aspromonte gli anziani si danno appuntamento alle panchine dei giardinetti. E lì si godono ombra e chiacchiere. Peccato siano costretti a convivere con cestini della spazzatura stracolmi di rifiuti, sacchetti, avanzi di cibo (che attirano gli insetti) e bottiglie abbandonate per terra. L'immondizia non viene ritirata con regolarità, anzi. E la colpa non è solo delle agitazioni dei dipendenti all'interno di Amsa che - ad esempio questa settimana - hanno effettuato il servizio di raccolta rifiuti a singhiozzi. «Andiamo avanti con questo problema da tempo - denuncia Giuseppe Vallone, presidente dell'associazione sportiva Aspromonte Milano - e conviviamo con parecchia trascuratezza. È un peccato, questi giardini sono molto frequentati da mamme, bambini, padroni con il cane». Insomma, l'area verde è un ritrovo per la gente del quartiere e i cittadini chiedono solo un po' più di attenzione per avere un parco in grazia di Dio.
Le cose non migliorano granché se ci si sposta in centro. Un esempio? I giardini accanto alla chiesa di San Simpliciano. Siamo a Brera, che in teoria dovrebbe essere il salotto buono di Milano, uno dei primi luoghi in cui si rifugiano i turisti arrivati in città. Ebbene, i piccoli giardinetti a fianco della piazza sono inagibili. Da mesi li ha occupati un uomo polacco, senza casa, che si è piazzato sulle due panchine disponibili con sei valigie, un carrello del supermercato stracolmo di roba, batteria di pentole, sacco a pelo e cianfrusaglie varie. Indisturbato, stende perfino i panni ad asciugare e occupa l'intera area come se fosse sua. «Quei giardini - denuncia una residente di via Solferino - non possono più essere utilizzati dai milanesi. Non è giusto. Si dice sempre che il sindaco Pisapia non pensa alle periferie ma solo al centro. Ebbene, a quanto ci risulta non pensa nemmeno a quello». Nonostante i reclami, il clochard non viene allontanato dai giardini e, al contrario, spesso e volentieri ospita amici e girovaghi.
Problemi ancora più pesanti in via Trevi, zona Affori, dove sul prato restano cumuli di bottiglie vuote abbandonate dagli equadoregni dopo i loro bivacchi notturni. Da anni i cittadini non possono più concedersi il lusso (o diritto?) di godersi una passeggiata al parco e portare i bambini a giocare. Per farlo, devono accettare di convivere con i gazebo dei sudamericani, con i barbeque e le bancarelle abusive. Se capitasse una volta ogni tanto sarebbe anche una «festa» piacevole. Il problema è che i bivacchi vanno in scena tutte le sante sere, levando il sonno al quartiere per schiamazzi e musica alta. Il gruppo di equadoregni anni fa aveva chiesto il permesso di utilizzare il parco alla presidente di zona Beatrice Uguccioni (Pd).
«Ridateci i nostri giardini Basta con bivacchi e rifiuti»
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