Da sei giorni i curiosi entrano ed escono dall'Urban Center, a due passi da piazza Scala, per scoprire come cambierà lo storico velodromo milanese. «Rinasce il Vigorelli» il titolo della mostra che presenta i dieci progetti finalisti del concorso internazionale lanciato un anno fa dal Comune. La vetrina d'onore - ca va sans dire - è al vincitore, svelato dagli assessori all'Urbanistica Ada Lucia De Cesaris e allo Sport Chiara Bisconti il 19 aprile scorso. É il velodromo ripensato in chiave moderna da Vittorio Grassi, John Barrow, Knut Goppert, Marija Golubovic, Giuseppe Gaspare Amaro e GiorgioVeronelli. C'è una nuova pista smontabile da 250 metri, un'accademia dello sport, un Museo del ciclismo, spazi per lo sport indoor, una clinica dello sport, la foresteria e al centro un'arena multi-eventi con il campo in erba sintetica, che potrebbe ospitare varie discipline, dal rugby al beach volley. Ma mentre i milanesi prendono confidenza con il Vigorelli che verrà, ieri a Palazzo Marino arriva la doccia gelata. Il progetto che ha vinto il concorso? «Non rispetta la tutela di un sito con un'importante valenza storica e sociale» comunica con una nota il Ministero dei Beni culturali. Presenta «alcuni punti di contrasto con le linee di indirizzo fornite dalla Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici di Milano», finalizzate a coniugare «la trasformazione dell'impianto nel rispetto dei suoi caratteri storici». Il ministero spiega che il progetto così non va, «in quanto prevede: la completa demolizione della pista storica» elemento «essenziale per la permanenza dei valori storico-documentali rappresentati dall'edificio» e «la sostituzione di parti consistenti dei corpi che ospitano le tribune, gli spogliatoi e gli altri locali accessori». Sulla base di questi elementi quindi, la Direzione Regionale della Lombardia ha scritto al Comune precisando i vincoli e gli obblighi per ottenere l'autorizzazione del Mibac. E ha quindi programmato per oggi alle 16 un incontro con l'assessore De Cesaris per trovare una soluzione «che contemperi le esigenze del Comune e la tutela storica e sociale» dell'impianto. Apriti cielo.
Un'uscita inaspettata per il Comune, che da giorni però fa i conti con un nuovo comitato che si è formato per contestare il progetto. Capofila sono il veloclub Turbolento, la squadra ciclistica più antica di Milano, la «Genova 1913», e il gruppo «Rivogliamo il Vigorelli». Come primo atto hanno scritto al ministro dei Beni culturali Massimo Bray e al soprintendente per i beni architettonici di Milano, Alberto Artioli, per chiedere di bloccare la scelta del Comune: no alla demolizione della pista in legno. «Che senso ha un Vigorelli senza le bici? Tanto vale chiamarlo regno del rugby» sostengono. C'è un link tra la protesta e l'improvvisa uscita del Mibac? A qualche ora dal terremoto, da Roma arriva una nuova nota più soft, precisa che non la precedente era una bocciatura secca del progetto, ma esprimeva «la necessità di verificare alcuni punti del piano di riqualificazione».
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