Sala contesta sul palco il rosario di Salvini. E cita a sorpresa la preghiera di Martini

Il sindaco parla da leader. Ma il voto è un tagliando anche alla sua giunta

Sala contesta sul palco il rosario di Salvini. E cita a sorpresa la preghiera di Martini

Coup de théâtre. Dal palco del Pd che ieri ha chiuso la campagna nazionale per le Europee all'Arco della Pace, Beppe Sala contesta l'invocazione alla Madonna («affido l'Italia e la mia vita al cuore immacolato di Maria») e l'uso del rosario di Matteo Salvini in piazza Duomo sabato scorso ma - a sorpresa - cita una preghiera di Carlo Maria Martini, l'arcivescovo di Milano scomparso nel 2002: «Donaci di lavorare per una Europa dello spirito non fondata solo su valori economici ma anche capace di suscitare e promuovere intesa, libertà e giustizia». E ha aggiunto: «Non mi fido dei bulletti sovranisti e dell'ultradestra che basano la loro intesa sugli interessi e non sui valori. Non mi fido di quelli che di fronte agli ostacoli rispondono con un me ne frego e hanno giurato sulla Costituzione qualche mese prima, perché la Costituzione è stata scritta apposta per combattere quelli del me ne frego». E tornando sulle polemiche per l'invocazione di Salvini il sindaco rincara: «Io credo n Dio ma non sbandiero rosari perchè Dio non può essere schierato. Preferisco al limite pregarlo insieme a tanti uomini e donne di buona volontà». Prove da futuro leader del centrosinistra? Ormai i test si moltiplicano, ieri Sala ha alzato il confronto calcando (da non iscritto al Pd) il palco a fianco del segretario dem Nicola Zingaretti che ha ringraziato Milano, «ci avete dato esempio e coraggio di combattere, con i valori della solidarietà, avete dimostrato che in questo Paese un'alternativa c'è». Ma è Sala a ribadire che il partito sta parlando sempre e solo ai suoi elettori (che sono sempre meno peraltro) e torna a incalzare Zingaretti: «Usciamo dal nostro isolamento, questa è la mia preoccupazione quando penso a noi di sinistra. Penso che dal voto per le Europee non ne uscirà un risultato che stravolgerà la situazione e quindi non sono tra quelli che pensano a elezioni nel Paese a breve. Ma da oggi in poi non mi cullerò nell'abbraccio del mio presunto elettorato, rinuncerò alla comfort zone e andrò laddove non so se mi votano e porterò la mia bandiera e il mio progetto. La gente non va a letto contenta se ha capito se Sala e più a destra o più a sinistra del Pd ma se Sala gli risolve problemi. Bisogna parlare con tutti, con l'obiettivo di ricondurre tutti alla nostra visione di sviluppo e solidarietà». Suona come un opa sull'elettorato moderato, anche di centrodestra, che potrebbe ritrovarsi disorientato post voto. Gli ammiccamenti sono in atto da mesi. Anche se lunedì sarà anche tempo di tagliandi alla giunta Sala, e non è detto che il sindaco non esca ridimensionato. Una crescita forte della Lega sotto la Madonnina suonerebbe come un avviso di sfratto e un modello Milano bocciato o (almeno) rimandato.

Aria di sfida all'interno del Pd anche tra l'ex sindaco Giuliano Pisapia e l'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino, capolista e candidato in Ue. E c'è chi è convinto (nanche pochi) che l'ex sindaco possa essere superato ai voti dal suo ex assessore.

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