Sala: «Spartiamoci i profughi» I Comuni leghisti fanno muro

Cedono al pressing 18 città dell'area metropolitana Il sindaco: «Collaborazione, non solo se fa comodo»

Maria Sorbi

L'emorragia degli arrivi dei profughi è incontenibile. E il sindaco Giuseppe Sala lancia una richiesta di collaborazione agli altri comuni che suona più che altro come una minaccia. «Non voglio scaricare il problema, ma se l'atteggiamento di qualcuno è quello noi zero, ne terremo conto. La collaborazione ci deve essere sempre, non solo quando fa comodo».

Messaggio ricevuto. Al tavolo tra i sindaci della Città metropolitana tutti danno la propria disponibilità a collaborare. Tranne uno. Il ribelle della situazione è il sindaco leghista di Cologno Monzese che non vuole assolutamente saperne di prendersi in casa i profughi. Sala, che aveva fatto i conti senza l'oste, in realtà era già pronto a mollargliene 72. Niente da fare. «Spero di convincerlo a ripensarci» non si arrende mr Expo. Ma il sindaco di Cologno, Angelo Rocchi, non sembra disposto a fare passi indietro e riceve perfino i complimenti del segretario della Lega Lombarda Paolo Grimoldi per il suo muro. «Prendiamo atto - spiega Grimoldi - che finalmente Sala ammette che quello dei richiedenti asilo è, parole sue, un problema: un problema creato dal suo governo che ora Sala non può pensare di scaricare sui comuni dell'area metropolitana». Mentre tutti i comuni amministrati dalla Lega annunciano la loro chiusura totale, riceveranno la loro quota di migranti tutti gli altri, sia che siano del Pd sia che siano amministrati dal centrodestra, come Legnano e Paderno Dugnano. Collaboreranno al piano profughi Sesto, Arese, Bollate, Bresso, Buccinasco, Novate, Senago, Settimo, Rozzano, Cinisello, Cornaredo, Cologno, Garbagnate, Cusano, Cormano. Anche Rho ha detto sì all'accoglienza, ma alla condizione che i migranti non vengano portati in massa nell'ex campo base di Expo. In realtà sembra manchino pochi giorni all'apertura dei container che un anno fa ospitarono i tecnici e gli operai dell'Esposizione. Questione di un paio di documenti che la società Expo deve fornire e poi il prefetto potrà procedere con l'ordine.

«Non si tratta di profughi - mette in guardia il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni -, ma di clandestini. La Lombardia ha già dato, la regione è satura. Pensare di mettere i clandestini nell'area Expo è una follia, perché non staranno lì due mesi, ma anni. Vuol dire compromettere il progetto di Human Technopole, vorrei che il Governo capisse bene che questo è il rischio che si corre».

In attesa di Expo, mentre continuano i bivacchi vicino all'hub di via Sammartini e gli accampamenti di fronte alla Centrale, il Comune sta riempiendo tutti i mini-centri: in questi giorni i migranti sono stati portati alla cascina Cuccagna, all'ex ospedale di Baggio, alla biblioteca di Brera e al residence Carcano (riservato a donne e bambini). Ma non basta. Serve l'aiuto dell'hinterland. «Si tratta di distribuire meglio i migranti. Milano - spiega Sala - ha il 42 per cento della popolazione della città metropolitana e il 66 per cento dei migranti.

Ma al di là dei freddi numeri, noi dobbiamo prepararci a una situazione che non conosciamo. Perché il punto di partenza è sempre quel 14 per cento» di migranti «che prende la Regione Lombardia. È il 14 per cento di quanti? Di quanti arriveranno. E questo non l'ho deciso io ma la conferenza Stato-Regioni».

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