Milano nasconde tante città nella città: quella dei Bambini, della Salute. Quella della Giustizia, quella della Scienza, della Mobilità sostenibile. Cittadelle che non si vedono: impalpabili, immaginarie. Nessuna trama calviniana, no. Si tratta piuttosto di rendering, progetti e file rimasti nei cassetti degli studi di architettura e degli assessorati all'Urbanistica. Pagati fior fior di soldi e abbandonati là, a marcire. Annunciati entro Expo (quando Expo era ancora una scadenza lontana) e naufragati dietro le virate delle nuove amministrazioni.
I dibattiti politici delle ultime settimane hanno riacceso l'attenzione sulla città della Salute (per unire in un unico polo l'Istituto dei tumori e il neurologico Besta) e su quella della Scienza, il Cerba, il centro europeo di ricerca biomedica voluto dall'oncologo Umberto Veronesi. I dubbi sulla realizzazione dei due poli sanitari sono parecchi, i soldi scarseggiano e in tanti si chiedono se mai verranno costruiti davvero. Dopo anni di tira e molla sulla sede, oggi ci si pone finalmente una domanda: serve costruire ancora? Quanto gli interessi dell'edilizia sanitaria prevalgono sull'effettivo bisogno di assistenza sanitaria? Al di là dei due poli, ci si è del tutto dimenticati anche di altri due super progetti: la città dei Bambini, fortemente voluta dal presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni per unificare e potenziare le attività dell'ospedale Buzzi e della clinica Mangiagalli, e la città della Giustizia, ideata per accorpare tribunale, carceri e uffici in una nuova struttura. Last but not least, come avrebbe detto l'ex governatore Formigoni, è rimasto negli scatoloni anche un vecchio progetto legato alla mobilità in cui la vecchia giunta credeva parecchio. Per qualche tempo Milano ha immaginato di fare il pieno dell'auto a base di idrogeno, dicendo addio alla benzina e al diesel. Ci si era immaginati una città della mobilità sostenibile nell'ex area dell'Alfa Romeo di Arese.
Dalla salute alla giustizia Quei progetti faraonici rimasti solo un miraggio
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