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Salvini lo chiama fratello E Fontana: «Non toccate le istituzioni lombarde»

Il leader gli concede la ribalta in Duomo Il governatore: «Non ci faremo spaventare»

Alberto Giannoni

«Il benvenuto come padrone di casa tocca all'amico, al fratello Attilio Fontana».

La manifestazione in Duomo è appena iniziata e il protagonista della piazza, Matteo Salvini, chiama sul palco quelli che chiama «i governatori più amati d'Italia», ringraziandoli «per l'immenso lavoro». Col lombardo Fontana, anche il veneto Luca Zaia, Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia) e Maurizio Fugatti (presidente della Provincia autonoma di Trento). Il copione pare lo stesso di 15 mesi fa: stessa piazza, allora vigilia del voto politico-regionale, il giorno in cui Salvini portò al comizio un rosario, giurando sul Vangelo. Quel giorno aprirono la giornata Zaia e Fontana, che allora era «solo» il candidato governatore del centrodestra. Quindici mesi dopo, Fontana è l'unico a parlare, per tutti. Ne è passata di acqua sotto i ponti. È arrivata la sua vittoria, il lavoro di giunta, e 10 giorni fa gli è stata recapitata un'informazione di garanzia per una nomina. Aleggia questa vicenda sulla Regione Lombardia. E sulla Lega.

Ma, politicamente, il messaggio del «capitano» leghista è molto chiaro: la ribalta lasciata all'«amico», al «fratello» Attilio è una mozione individuale di fiducia. E Fontana, con un competo marrone, camicia e golf verde, prende il microfono e parla. Per pochi minuti, ma bastano: «Siete tantissimi e infondete tanta speranza e gioia - dice rivolto ai militanti in piazza - Vedendovi, sono sicuro che le nostre idee troveranno finalmente realizzazione».

Difficile dire se nella piazza leghista quelle «nostre idee» abbiano una fisionomia precisa e delineata, fra le vecchie istanze autonomiste dei lombardo-veneti e le nuove suggestioni «sovraniste». Fontana rivendica il buon governo del Nord, l'autonomia resta un obiettivo per lui, e anche per la ministra veneta Erika Stefani che sta lì a pochi passi, e a Roma deve confrontarsi con tatticismi e resistenze degli alleati a 5 Stelle.

La Lega lombarda ce l'ha con chi ha provato a cavalcare le vicende giudiziarie. «Gli attacchi che ho sentito sono molto gravi - aggiunge il governatore - Soprattutto non posso accettare quando l'attacco viene rivolto all'istituzione. Hanno attaccato la Regione Lombardia e le sue eccellenze, io questo non lo posso accettare perché ne va della credibilità del nostro Paese. Guai a chi mette le mani sulle nostre istituzioni». Al centro del discorso di Fontana c'è ancora il Nord. «Se siamo in Europa e se abbiamo uno spazio in Europa - avverte - lo dobbiamo alle regioni virtuose come Veneto, Friuli Trentino, Lombardia».

«Noi continueremo a combattere per avere un'Europa diversa, che si occupi delle esigenze dei territorio e non imponga le sue regole dall'alto». «Noi lotteremo fino alla fine - conclude - e non ci faremo spaventare da niente».

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