di Paolo Martinelli
Ormai ci siamo davvero. Papa Francesco arriva per visitare la Chiesa di Milano e le terre ambrosiane. In queste ultime settimane è aumentata la consapevolezza in tutti che questa visita è una grande occasione anche per la società civile. Lo stile diretto del Papa ci aiuta a sentirci co-protagonisti di un evento storico. Impressiona il programma della giornata, intensissimo. In primo piano l'attenzione alle «periferie geografiche ed esistenziali»; le Case bianche di via Salomone, abitate da poveri e immigrati, persone segnate da tensioni e conflitti; il carcere di san Vittore, per incontrare i detenuti con i quali - egli ricorda - ha sempre avuto un «rapporto di speciale vicinanza». Appare di grande significato anche la visita al Duomo, dove incontrerà il clero e la vita consacrata. Uscendo sul sagrato vedrà tutti coloro che si recheranno in piazza per la preghiera dell'Angelus. Dunque, sarà lo stesso itinerario a unire periferia urbana e città, povertà diffusa e vita cittadina, vita quotidiana e condizioni di sofferenza e disagio. Così ci viene indicato non solo cosa voglia dire essere «Chiesa in uscita» che va «verso le periferie», ma anche abitare la città dal «punto di vista» della periferia. Tenendo nei cuore e negli occhi le situazioni di marginalità, sarà diverso anche il modo di guardare e vivere la città. La visita del Santo Padre potrà essere così di grande aiuto per ricucire le tante divisioni, lavorando per l'inclusione. Questa considerazione ci porta a riflettere sull'evento centrale della visita: la Santa Messa al parco di Monza dove è atteso un milione di persone; a San Siro ci saranno quasi 80mila cresimandi con genitori ed educatori. Davvero «un popolo numeroso». Questa è la gente comune che vive come ci ricorda sempre il nostro Cardinale - gli affetti, il lavoro e il riposo, nella gioia e nel dolore di tutti i giorni. Sono coloro che hanno risposto all'invito ad incontrare papa Francesco e che potranno dare seguito al suo messaggio nella vita quotidiana.
Anche le decine di migliaia di giovani che si raduneranno allo Stadio Meazza saranno chiamati alla testimonianza della «gioia del vangelo» tra i propri coetanei, spesso scettici e confusi. Dalla visita di papa Francesco e da questo «popolo numeroso» può davvero venire una spinta decisiva per quel «nuovo umanesimo» di cui abbiamo bisogno anche per le nostre terre, periferie e città.
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